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ekkekkazz
Utente innocuo



Inserito il - 29/12/2008 : 22:42:52  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di ekkekkazz Invia a ekkekkazz un Messaggio Privato
Appena scaduta la tregua tra Israele e Hamas (il 19 dic), e dopo il rifiuto del rinnovo della stessa da parte di Hamas, gruppi armati sulla striscia di Gaza hanno cominciato a lanciare razzi Qassam verso il sud di Beit Lahiya senza causare vittime inizialmente, fino al 26 quando un razzo ha ucciso due sorelline di 5 e 13 anni, palestinesi tra l'altro. [1]
In totale i razzi lanciati sul suolo israeliano ammontano ad una cinquantina, hanno distrutto edifici ma non hanno fatto altre vittime; non è la prima volta che succedono cose del genere da quelle parti, sopratutto a parti inverse e con tecniche molto più efficaci. [2]
Insomma, questa è la vita di tutti i giorni sulla striscia di Gaza.

Stavolta però tutta la classe politica israeliana, forse presa dal periodo elettorale (le elezioni ci saranno tra 2 mesi), decide che è il momento di rispondere ed attaccare militarmente Gaza per cercare di sovvertire Hamas, che la governa dal 2006 quando ha vinto democraticamente le elezioni e l'ha poi riconquistata dopo averla persa nel successivo conflitto. [3]

Comunque, l'operazione in realtà è stata pianificata da diversi mesi, si aspettava soltanto una scusa per attuarla; si chiama "Piombo Fuso", e a quanto abbiamo visto fino ad ora, si tratta di attacchi aerei sugli edifici chiave di Hamas (dicono loro), e di un attacco via terra che deve ancora avvenire, ma per il quale le truppe si stanno già ammassando sul confine.
Fino ad ora si contano 310 morti e 1400 feriti che per Israele sono solo terroristi ovviamente; ma in realtà vi basta fare qualche ricerca su youtube per verificare il contrario o leggere le lettere i vari peace-reporter. [4]

Quello che è curioso notare è il comportamento dei mass media nel raccontare la vicenda, a prescindere dall'atteggiamento filo-sionista a cui ormai siamo abituati anche dalla nostra parte politica (basta sentire qualsiasi dichiarazione di Napolitano sull'argomento); nessuno ricorda le parole del funzionario ONU che definisce il trattamento dei palestinesi da parte di Israele un "crimine contro l'umanità". [5]
Ciò che da fastidio è che non si cerca in alcun modo di fare chiarezza su queste trattative di pace che non hanno portato al prolungamento della tregua. Che cosa vuole Israele? Che cosa vuole Hamas? E poi è davvero proporzionata la risposta del governo israeliano ai razzi palestinesi? Non staranno un po' esagerando con questo massacro?
Non è proprio il caso di enfatizzare, parliamo solo dei morti e poi sentiamo cosa hanno da dire Frattini, La Russa, e tutti gli altri ministri, tranne Berlusconi che è soltanto un ologramma.

C'è da chiedersi chi può fare un passo indietro in questa vicenda per raggiungere la pace.
I palestinesi rivendicano i territori occupati nella guerra del '67, cioè la Cisgiordania, la striscia di Gaza e Gerusalemme est, secondo la risoluzione 242 ONU (quindi secondo la legge internazionale).
E' chiaro che Israele è il paese occupante, militarmente più dotato, con anche il sostegno di tutto l'occidente (complice anch'esso del massacro).
Per quale motivo non si riesce a trovare una soluzione su questo conflitto da ormai 60 anni?

Chomsky da questa risposta molto credibile secondo me.


--

Chomsky, quale crede che possa essere una soluzione per il conflitto nella regione?

Be', fuori dagli Stati Uniti tutti conoscono la risposta a questa domanda. Per anni quasi tutti al mondo sono stati d'accordo sui criteri di base per una soluzione in Medio Oriente, tutti tranne due nazioni, Stati Uniti e Israele. Dev'esserci un accordo che sancisca in qualche modo l'esistenza di due stati.
Ci sono due gruppi che rivendicano l'autodeterminazione nello stesso territorio, e si tratta di pretese contrastanti. Ci sono tanti modi per conciliarle, tramite una federazione, qualcosa del genere, ma data la situazione attuale del conflitto occorre farlo tramite un accordo che preveda l'esistenza di due stati.
Possiamo discutere le modalità, se dev'essere una confederazione, come gestire l'integrazione economica eccetera, ma il principio è abbastanza chiaro: deve esserci un accordo che riconosca il diritto di autodeterminazione dei palestinesi in un'entità come uno stato palestinese. E tutti sanno dove si troverebbe questo stato palestinese: in Cisgiordania e nella striscia di Gaza, più o meno lungo i confini precedenti alla guerra dei Sei giorni del 1967. E tutti sanno chi è il rappresentante dei palestinesi: l'Organizzazione per la liberazione della Palestina (OLP).
Tutto ciò è risaputo da anni. Perchè non è successo? Be', ovviamente Israele si è opposto.
Ma il principale motivo è l'opposizione degli Stati Uniti, che bloccano il processo di pace in Medio Oriente; da vent'anni siamo noi i capi del campo degli oppositori, non gli arabi o altri.
Gli Stati Uniti perseguono una politica che Kissinger definì dello "stallo", parole sue del 1970. Allora c'era una specie di spaccatura all'interno del governo americano per decidere se dovevamo unirci all'ampio consenso internazionale riguardo a un accordo politico oppure bloccare questo accordo politico. E in questa lotta intestina prevalsero i duri, dei quali Kissinger era il principale portavoce. La politica che vinse fu questo cosiddetto "stallo": mantenere lo status quo, mantenere il sistema di oppressione israeliana. E c'era un motivo valido, non era una cosa campata in aria: un Israele militarista, in guerra, è una pedina importante del nostro dominio nel mondo.
In realtà agli Stati Uniti non importa nulla di Israele: anche se va a scatafascio ai politici americani non interessa, non hanno obblighi morali o altro. Ma gli interessa molto il controllo delle enormi risorse petrolifere del Medio Oriente. Se vuoi governare il pianeta devi controllare il petrolio mediorientale, e verso la fine degli anni cinquanta gli Stati Uniti iniziarono a comprendere che Israele sarebbe stato molto utile sotto questo aspetto. Così per esempio, c'è un memorandum del Consiglio di sicurezza nazionale del 1958 che afferma che il principale nemico degli Stati Uniti in Medio Oriente (come altrove) è il nazionalismo, quello che loro chiamano "nazionalismo radicale arabo", che significa indipendenza, paesi che non vogliono restare sottomessi al potere americano. E' sempre quello il nemico: la gente che non capisce come mai le enormi ricchezze e risorse della sua regione debbano essere controllate dagli investitori americani e britannici mentre loro fanno la fame; questo non gli è mai entrato nella testa, e certe volte cercano di reagire. Ciò è inaccettabile per gli Stati Uniti, e una delle cose che hanno sempre tenuto presente è che un'arma utile contro questa specie di "nazionalismo radicale arabo" poteva essere uno stato di Israele altamente militarizzato, che sarebbe diventato una piattaforma affidabile per il potere americano nella regione.
Questa idea non fu mai messa realmente in atto fino al 1967, fino alla guerra dei Sei giorni, quando con l'aiuto degli Stati Uniti Israele sconfisse Nasser (il presidente egiziano), che era considerato il principale esponente del nazionalismo arabo in Medio Oriente, e virtualmente tutti gli altri eserciti arabi della regione. Israele ne trasse parecchi vantaggi, affermandosi come quello che viene definito una "risorsa strategica", cioè una forza militare che può essere usata come tramite per la potenza statunitense.
Infatti all'epoca Israele e l'Iran sotto lo scià (che erano alleati per quanto sottaciuti) iniziarono a essere considerati dagli strateghi americani come due lati del sistema triangolare americano di controllo del Medio Oriente. Il lato principale era l'Arabia Saudita, che aveva la maggior parte del petrolio, e poi venivano i due gendarmi, l'Iran prerivoluzionario e Israele, i "guardiani del Golfo", come li chiamavano, che dovevano proteggere l'Arabia Saudita dalle forze nazionaliste della regione.
Naturalmente quando cadde lo scià con la rivoluzione iraniana del 1979 il ruolo di Israele divenne ancor più importante per gli Stati Uniti, dato che era l'ultimo "guardiano" rimasto.
Nel frattempo Israele aveva cominciato a rivestire funzioni ulteriori, fungendo da mercenario per gli Stati Uniti nel mondo. Negli anni sessanta iniziò a essere utilizzato come strumento per intervenire negli affari dell'Africa nera, usando i fondi della CIA, e nei due decenni successivi gli Stati Uniti lo sfruttarono sempre più spesso come braccio armato in altre parti del Terzo mondo: Israele forniva armi, addestramento, computer e ogni sorta di cose ai dittatori del Terzo mondo quando il governo statunitense non poteva intervenire direttamente.
[...]
E' un alleato molto utile, ed è un altro motivo per cui Israele gode di aiuti statunitensi tanto cospicui.
Notate però che questo sistema funziona soltanto fin quando Israele è in guerra. Mettiamo che si firmino veri accordi di pace in Medio Oriente e Israele venga integrato nella regione come paese più avanzato dal punto di vista tecnologico, una specie di Svizzera o Lussemburgo. Bene, a questo punto il suo valore per gli Stati Uniti sarebbe praticamente zero; abbiamo già un Lussemburgo, non ce ne serve un altro. Il valore di Israele per gli Stati Uniti dipende dal fatto che è minacciato di distruzione: ciò lo rende totalmente dipendente dagli Stati Uniti se vuole sopravvivere, quindi assai affidabile, perchè se gli facciamo mancare il terreno sotto i piedi in un conflitto serio sarà certamente distrutto.
[...]
Voglio dire che è facile dimostrare che gli Stati Uniti hanno sabotato ogni passo avanti verso una soluzione politica in Medio Oriente; spesso ci è bastato porre il veto al Consiglio di sicurezza dell'ONU.
[...]
Prendiamo Sadat (presidente egiziano): Sadat fece un'offerta di pace a Israele nel febbraio 1971, migliore dal punto di vista di Israele di quella del 1977 (che portò ai colloqui di pace di Camp David).
Era un trattato di pace in perfetta sintonia con la risoluzione 242 delle Nazioni Unite (che invocava un ritorno ai confini precedenti al giugno 1967 con garanzie di sicurezza, ma non faceva menzione dei diritti dei palestinesi). Stati Uniti e Israele la rifiutarono, perciò è finita nel dimenticatoio.
Nel gennaio 1976 Siria, Giordania ed Egitto proposero al Consiglio di sicurezza dell'ONU un accordo di pace che prevedeva l'esistenza di due stati sulla base della risoluzione 242, proposta e appoggiata dall'OLP.
Prospettava garanzie territoriali, tutto quanto, ma gli Stati Uniti posero il veto e finì nel dimenticatoio anche questa, non se ne fece niente. Ed è andata avanti così per anni, gli Stati Uniti non volevano nessuna offerta di pace, perciò non sono mai entrate nella storia, sono finite giù per il buco della memoria di Orwell.
Anzi, siamo arrivati al punto che i nostri giornali non accettano nemmeno lettere che parlino di queste proposte. Il livello di controllo è incredibile. Per esempio, qualche anno fa George Will scrisse un editoriale su Newsweek initolato "Verità e menzogne sul Medio Oriente" in cui descriveva le bugie dei pacifisti sulla situazione mediorientale. E in quell'articolo c'era solo una frase che faceva vagamente riferimento a qualche fatto: diceva che Sadat si era rifiutato di trattare con Israele fino al 1977. Così gli scrissi una lettera, del genere che uno potrebbe scrivere a Newsweek, giusto quattro righe, in cui dicevo: "Will ha fatto un'affermazione falsa; Sadat avanzò nel 1971 un'offerta di pace respinta da Israele e Stati Uniti". Be', un paio di giorni dopo mi arrivò una telefonata dalla responsabile della verifica dati per la rubrica delle lettere del settimanale, che disse: "La sua missiva ci ha interessato. Dove ha preso queste notizie?". Le risposi: "Sono state pubblicate da Newsweek l'8 febbraio 1971", ed è vero, perchè era una proposta importante, solo che da noi era finita giù nel buco della memoria perchè era dalla parte sbagliata della storia.
Lei controllò, quindi mi richiamò per confermare che avevo ragione, avevano trovato il riferimento e avrebbero pubblicato la mia lettera. Ma un'ora dopo richiamò per spiegare che erano spiacenti ma non potevano pubblicarla. Io chiesi qual era il problema, e lei: "Mah, il caporedattore ne ha parlato con Will che si è inalberato e hanno deciso di non farla passare". Va bene.
Il fatto è che su Newsweek, sul New York Times, sul Washington Post e compagnia bella non puoi affermare cose del genere; è come credere in una divinità, le menzogne sono diventate verità immutabili.




[1] http://www.adnkronos.com/IGN/Esteri/?id=3.0.2856559438
[2] http://www.globalproject.info/art-15124.html
[3] http://it.wikipedia.org/wiki/Conflitto_Fatah-Hamas
[4] http://www.infopal.it/
[5] http://www.asianews.it/index.php?l=it&art=13966&size=

Modificato da - ekkekkazz in Data 29/12/2008 22:58:06

ekkekkazz
Utente innocuo



Inserito il - 30/12/2008 : 10:12:55  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di ekkekkazz Invia a ekkekkazz un Messaggio Privato
aggiornamento:
3 israeliani civili vittime ieri dei razzi palestinesi. Ne hanno sparati una sessantina secondo tgcom, 60 razzi per 3 vittime, che possono essere solo civili; i palestinesi non vedevano l'ora di mettere sul campo tutta la loro forza militare; gli altri invece se la spassano con gli F16 americani, in 3 giorni ne hanno fatte 360, ed oggi si apprestano a bombardare il porto.
Alle 18,30 vertice dell'UE per cercare una mediazione, mentre alla Casa Bianca sono ancora occupati coi traslochi.

--

Intanto stamattina una nave dei pacifisti del gruppo Free Gaza, che tentava di raggiungere la Striscia con una tonnellata di materiale sanitario per gli ospedali locali, è stata bloccata dalla marina israeliana. La 'Dignity' è stata speronata da una motovedetta israeliana e sta imbarcando acqua. Secondo quanto riferisce la tv satellitare al Jazeera, che ha un suo inviato a bordo, l'imbarcazione si trova ora in acque internazionali di fronte alla città di Haifa e ha lanciato un Sos.

http://iltempo.ilsole24ore.com/2008/12/30/970159-gaza_raid_carri_armati_schierati.shtml


Modificato da - ekkekkazz in data 30/12/2008 10:13:48
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Albatro
Rappresentante libero - Moderatore ICD

0415_da_Marily


Regione: Puglia
Prov.: Taranto
Città: Taranto


Inserito il - 30/12/2008 : 15:53:52  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Albatro Invia a Albatro un Messaggio Privato
Mi chiedo se mai i soldi e gli interessi passeranno in secondo piano. Mi chiedo se ci sarà mai una svolta. Mi chiedo se ci sarà mai un presidente Statunitense che avrà mai il coraggio di avviare un'inversione di tendenza. Mi chiedo.. se Obama avrà questo coraggio..

* Nessuno è più schiavo di colui che ritiene di essere libero senza esserlo! (Goethe)
* C'è molto più della carne dietro questa maschera. C'è un'idea, e le idee sono a prova di proiettile (V)
* Un uomo solo che guarda il muro è un uomo solo. Ma due uomini che guardano un muro è il principio di un'evasione (Jack Folla)
* Quello che facciamo è solo una goccia nell'Oceano,ma se non lo facessimo l'Oceano avrebbe una goccia in meno! (M.T. di C.)

www.linkbari.it

http://www.facebook.com/claudio.siciliano
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Peppino Caponi
Utente medio



Regione: Campania
Prov.: Avellino
Città: Grottaminarda


Inserito il - 30/12/2008 : 18:11:15  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Peppino Caponi Invia a Peppino Caponi un Messaggio Privato
forse che qualcuno deve smetterla di negare il diritto di Israele a esistere?
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ekkekkazz
Utente innocuo



Inserito il - 30/12/2008 : 19:03:43  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di ekkekkazz Invia a ekkekkazz un Messaggio Privato
Citazione:
Messaggio inserito da Albatro

Mi chiedo se mai i soldi e gli interessi passeranno in secondo piano. Mi chiedo se ci sarà mai una svolta. Mi chiedo se ci sarà mai un presidente Statunitense che avrà mai il coraggio di avviare un'inversione di tendenza. Mi chiedo.. se Obama avrà questo coraggio..



Boh vedremo, io ho una profonda sfiducia, sembra che quando si tratta di interessi si attivino dei meccanismi quasi automatici.

In UK degli studiosi hanno fatto una ricerca su come è stata trattata la questione dai media dal 2000 al 2002, facendo anche dei sondaggi tra la popolazione per cercare un riscontro tra i fatti e quello che è stato percepito. Lo studio riguardava anche i media italiani.
http://www.senzasoste.it/comunicazione-media/stragi-a-gaza-la-verit-manopolata-da-modelli-comunicativi-artic.html

Di questi poi non ne ha parlato nessuno e non ne parlano ancora
http://www.senzasoste.it/internazionale/i-numeri-delle-stragi-israeliane-in-8-anni-quasi-5500-palestinesi-u.html

così come della lettera aperta dell'ex-ministro dell'informazione del governo palestinese
http://www.peacelink.it/editoriale/a/28173.html
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ekkekkazz
Utente innocuo



Inserito il - 30/12/2008 : 19:10:19  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di ekkekkazz Invia a ekkekkazz un Messaggio Privato
Citazione:
Messaggio inserito da Peppino Caponi

forse che qualcuno deve smetterla di negare il diritto di Israele a esistere?



Be' ovvio, Hamas è nata con l'obiettivo di distruggere Israele, quindi il problema del terrorismo è fondato. Certo c'è da chiedersi com'è possibile che la popolazione nel 2006 arrivi ad eleggere dei terroristi. Israele col tempo ha costretto i palestinesi alla fame, negandogli acqua, energia elettrica, ecc. (l'acqua, l'energia elettrica ed altri beni di prima necessità sono sotto il controllo israeliano) così come altri diritti.
In più nelle elezioni del 2006 l'altro partito candidato (Fatah) è stato protagonista di varie vicende di corruzione.
Quindi aggiungi l'odio dei palestinesi verso l'oppressione israeliana alla fame e al populismo di Hamas che attecchisce alla grande (Hamas ha realmente costruito scuole, ospedali, ecc), ed hai questa situazione, che è alquanto penosa per gli stessi palestinesi dato che a difenderli sono rimasti solo questi terroristi.
C'è poi da fare una distinzione, perchè non tutti i palestinesi sono con Hamas, così come i civili non sono terroristi.

Secondo me se Israele vuole preservare la sua esistenza, dovrebbe cercare la via diplomatica in qualche maniera, altrimenti tutto quello che stanno facendo potrebbe ritorcergli contro. Si tratta solo di ridisegnare i confini e di ritirare le truppe dai territori occupati illegalmente.

Modificato da - ekkekkazz in data 30/12/2008 19:11:03
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linea77
Utente medio

stewie64x64



Inserito il - 30/12/2008 : 19:20:11  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di linea77 Invia a linea77 un Messaggio Privato
Chomsky ha dichiarato che Israele non è uno stato finale.
Israele ha risposto con un bombing lemma.


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feeb
Cantù Che Conta Col Cayenne

neophyte

Prov.: Zara


Inserito il - 31/12/2008 : 00:46:59  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di feeb  Clicca per vedere l'indirizzo MSN di feeb Invia a feeb un Messaggio Privato
Citazione:
Messaggio inserito da Peppino Caponi

forse che qualcuno deve smetterla di negare il diritto di Israele a esistere?



l'unico stato che rischia di smettere di esistere qui è la Palestina

Israele, nonostante la continua vessazione del popolo palestinese tramite embargo, attacchi continui, discriminazione razziale etc, di fatto è in una botte di ferro (e stanno molto più paraculati dell'italia)

http://www.avaaz.org/it/ - http://www.flickr.com/photos/dimethyltryptamine/
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ekkekkazz
Utente innocuo



Inserito il - 02/01/2009 : 11:35:56  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di ekkekkazz Invia a ekkekkazz un Messaggio Privato
sabato 3 gennaio manifestazione regionale pugliese a bari, concentramento ore 17 in piazza prefettura

Comunità Palestinese - Puglia
UDAP
Rifondazione Comunista - Puglia
Partito dei Comunisti Italiani - Puglia
Verdi - Puglia
RDB/CUB- Puglia
ARCI - Puglia
Alternativa Comunista
Confederazione Cobas
Comitato di Quartiere Paolo Sesto Taranto
Comitato di Quartiere Città vecchia Taranto
Slai Cobas per il sindacato di classe Taranto
Network per i diritti globali Barletta
Centro di documentazione "Filorosso" Foggia
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Albatro
Rappresentante libero - Moderatore ICD

0415_da_Marily


Regione: Puglia
Prov.: Taranto
Città: Taranto


Inserito il - 02/01/2009 : 14:59:49  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Albatro Invia a Albatro un Messaggio Privato
Stragi a Gaza, la verità manipolata da modelli comunicativi articolati

http://leonardomadio.altervista.org/blog/?p=119

* Nessuno è più schiavo di colui che ritiene di essere libero senza esserlo! (Goethe)
* C'è molto più della carne dietro questa maschera. C'è un'idea, e le idee sono a prova di proiettile (V)
* Un uomo solo che guarda il muro è un uomo solo. Ma due uomini che guardano un muro è il principio di un'evasione (Jack Folla)
* Quello che facciamo è solo una goccia nell'Oceano,ma se non lo facessimo l'Oceano avrebbe una goccia in meno! (M.T. di C.)

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feeb
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Prov.: Zara


Inserito il - 05/01/2009 : 00:39:04  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di feeb  Clicca per vedere l'indirizzo MSN di feeb Invia a feeb un Messaggio Privato
vi linko quella che secondo me è la fonte di informazioni più completa, tra quelle che ho trovato, su ciò che sta succedendo a Gaza:

http://www.infopal.it/


PS: molto interessante l'atteggiamento di Obama per quanto riguarda l'argomento Palestina (ossia nessuno) mi fa venire in mente questo thread: http://www.laureateci.it/forum/topic.asp?TOPIC_ID=14261


http://www.avaaz.org/it/ - http://www.flickr.com/photos/dimethyltryptamine/
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feeb
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Prov.: Zara


Inserito il - 05/01/2009 : 19:30:00  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di feeb  Clicca per vedere l'indirizzo MSN di feeb Invia a feeb un Messaggio Privato
da http://kelebek.splinder.com/post/19494116/Le+vere+cause+della+strage+di+

Le vere cause della Strage di Gaza - Miguel Martinez

<snip>

Ma esiste un contesto ancora più vasto, che viene analizzato in grande e affascinante dettaglio da Adam Hanieh, ricercatore di scienze politiche all'università di Toronto, in due lunghi articoli (prima parte e seconda parte) tradotti dal sito di Resistenze.

In questi mesi, nei microscopici frammenti del territorio palestinese sotto il controllo di Abu Mazen, si sta implementando un "Piano di Riforma e Sviluppo Palestinese" (PRDP), che consiste nel


"formalizzare una rete spezzata di cantoni sotto controllo palestinese e zone industriali associate, dipendente dall’occupazione israeliana, ed attraverso la quale una massa di lavoro palestinese a basso costo viene sfruttata da gruppi di capitalisti israeliani, palestinesi ed altri regionali."


Il Piano ha aspetti catastrofici per la popolazione palestinese. Già gli israeliani si lamentano di vivere in un paese piccolo; ma in pratica il regime di Abu Mazen può contare su meno del 10% di tutta la Palestina, in zone prive di risorse e dove la stessa acqua viene dirottata in massima parte verso Israele; mentre Israele ha sostituito la forza lavoro palestinese con una massiccia immigrazione dall'est europeo e dall'estremo oriente.



Inevitabile quindi che la Palestina campi di lavori pubblici e sussidi statali, e in ultima istanza di aiuti (che Israele scarica soprattutto sui paesi europei). Adesso Abu Mazen si è impegnato a tagliare i posti statali, a congelare gli stipendi e a togliere le sovvenzioni alle bollette dell'acqua e dell'elettricità.

Allo stesso tempo, come documenta Hanieh, c'è una strategia statunitense molto più ampia,


"finalizzata allo sviluppo del libero flusso di capitali e beni (ma non necessariamente della forza lavoro) in tutta la regione del Medio Oriente. I mercati della regione saranno dominati da importazioni statunitensi, mentre la forza lavoro a basso costo, concentrata in "libere" zone economiche possedute dal capitale regionale ed internazionale, produrrà beni a buon mercato destinati ad essere esportati nei mercati di Stati Uniti, Unione Europea, Israele e del Golfo.


Un elemento centrale di questa visione è la normalizzazione e l’integrazione di Israele nel Medio Oriente. Gli Stati Uniti prevedono un Medio Oriente fondato sul capitale israeliano ad ovest e su quello del Golfo ad est, che, sorretto dai bassi salari, diventi una zona neoliberale che attraversi la regione. Ciò significa che la storica distruzione da parte di Israele dei diritti nazionali palestinesi deve essere accettata e consacrata da tutti gli stati della regione. Al posto della vera autodeterminazione palestinese (in primo luogo il diritto al ritorno per i rifugiati), sarà fondato uno stato artificiale nominale nelle isole dipendenti del territorio di Cisgiordania e Striscia di Gaza. Quest’obiettivo è un pre-requisito essenziale della strategia degli Stati Uniti nella regione."

Le devastanti misure imposte dal Piano ai palestinesi, oltre a favorire l'emigrazione - che per gli israeliani non guasta - dovranno servire ad avviare i palestinesi verso poli industriali a Jenin, Nablus e Tarqumiyyah, con capitali israeliani e turchi.


"I beni prodotti saranno esportati verso Stati Uniti, Unione Europea e gli stati del Golfo. L’Autorità Palestinese assumerà il ruolo di polizia nei confronti dell’esercito industriale di riserva composto da diversi milioni di lavoratori, chiusi dietro ai muri e ai checkpoints dei territori palestinesi. In cambio, la dirigenza dell’AP maneggerà le leve di uno stato, otterrà per sé i diritti a viaggiare e muoversi liberamente, e guadagnerà una quota degli utili che scaturiscono dalle zone.


In queste zone, le leggi sul lavoro palestinesi ed israeliane, i livelli salariali, le regolamentazioni ambientali, o le altre limitazioni riguardo i luoghi di lavoro non verranno applicate. I movimenti in entrata ed uscita dalle aree saranno controllati dalle forze militari israeliane e da quelle di sicurezza palestinesi."

E' interessante notare che la Turchia, o qualche forma di flessibile agenzia privata di sicurezza turca, dovrebbe garantire la "sicurezza" interna in queste zone.

La grande ristrutturazione prevede anche la conferma degli immensi espropri compiuti da Israele lungo tutta la valle del Giordano, che effettivamente chiudono i palestinesi fuori da ogni contatto con il mondo esterno. Questa zona dovrà diventare un orwelliano "Corridoio per la Pace e la Prosperità" (CPP), dove la grande agro-industria potrà sfruttare la manodopera locale.

In tutto questo, la complicità araba è fondamentale.

Da una parte, gli Stati Uniti tengono in piedi i governi di Egitto e Giordania.

Ci sono poi i sei paesi del "Golfo" (Arabia Saudita, Kuwait, Bahrain, Oman, Qatar, Emirati - in questi paesi, gli Stati Uniti oggi schierano 100.000 soldati), con le loro immense ricchezze.

Infine, c'è Israele.

I regimi arabi, i paesi del Golfo e Israele insieme, costituiscono i tre pilastri del dominio statunitense in Medio Oriente.

Ovunque, in questi anni, sono state imposte privatizzazioni (in particolare del petrolio) e tagli di spese sociali:

"E quest’anno in Egitto, dove il 22% della popolazione vive al di sotto del livello di povertà fissato a 1 dollaro al giorno, e con i prezzi degli alimentari che sono più che raddoppiati rispetto l’anno passato, il governo alzò le imposte sui prezzi del combustibile che hanno portato ad un incremento di prezzo di più del 40% in una notte."

Per il 2013, è prevista un’Area di Libero Scambio per il Medio Oriente (Middle East Free Trade Area - MEFTA), che imporrà una politica neoliberista all'intera regione.

In questo contesto, Israele dovrebbe assumere un ruolo centrale, come già avviene con le Qualified Industrial Zones (QIZ) in Giordania ed Egitto: capitali provenienti da Emirati Arabi Uniti, Israele, Cina, Taiwan, e Corea sfruttano la manodopera in condizioni tremende, fornendo prodotti tessili alla grande distribuzione statunitense, prodotti che vengono ammessi senza dazi negli Stati Uniti. A proposito di nuove frontiere della globalizzazione, la manodopera è in massima parte costituita da immigrati dai paesi asiatici.

L'inserimento di Israele in questo circuito dipende in gran parte dall'annientamento della resistenza palestinese: l'ostica Gaza, assieme alla sorda rabbia di decine di milioni di abitanti del Medio Oriente, è rimasta l'ultimo ostacolo.

Lo hanno capito molto bene le centinaia di migliaia di persone che hanno manifestato in Egitto - e ci vuole parecchio coraggio - contro la strage di Gaza.

Non lo hanno fatto solo per solidarietà con i palestinesi, ma perché hanno colto, per forza di cosa, come la questione mediorientale sia unica e come Gaza sia il granello di polvere nell'ingranaggio del dominio.

L'ultima carovana di aiuti a Gaza, che sembra che la polizia di Mubarak non oserà fermare, è stata inviata dai lavoratori in lotta di Mahalla, proprio una delle Qualified Industrial Zones.

http://www.avaaz.org/it/ - http://www.flickr.com/photos/dimethyltryptamine/

Modificato da - feeb in data 05/01/2009 19:31:46
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feeb
Cantù Che Conta Col Cayenne

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Prov.: Zara


Inserito il - 05/01/2009 : 20:01:52  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di feeb  Clicca per vedere l'indirizzo MSN di feeb Invia a feeb un Messaggio Privato
da http://mirumir.altervista.org/ :

[Grazie agli aggiornamenti su Twitter di Gazanews - http://twitter.com/gazanews - che consiglio a chi ha anche una minima dimestichezza con l'inglese - ho scoperto un blog tenuto da un medico volontario a Gaza. Ne ho tradotto in velocità il post più recente, che racconta le ultime 24 ore di follia].


18.00: All'ospedale Al Awda, gestito dai Comitati del Sindacato degli Operatori sanitari. Normalmente ha una capacità di 50 letti, ma adesso ne ospita 75. E e Mo intervistano Ala’a, il medico della Croce Rossa di Jabalia rimasto ferito ieri quando è stato ucciso Arafa.

È andata così:

Erano circa le 8.30 di sabato mattina a Jabalia. Cinque ragazzi si sono ritrovati sotto i bombardamenti e hanno cercato di scappare. Tre ce l'hanno fatta. Uno, Tha’er, 19 anni, è stato colpito al piede. Il suo amico Ali, anche lui 19 anni, ha cercato di trascinarlo in salvo, ma è stato colpito alla testa e ucciso. Ci sono voluti 75-90 minuti prima che potesse raggiungerli un'ambulanza della Croce Rossa di Jabalia. I due medici Arafa, 35 anni, e Ala’a, 22, hanno portato Tha’er all'ambulanza e poi sono tornati a prendere il corpo di Ali. Mentre chiudevano la porta dell'ambulanza gli hanno sparato addosso.

Ala’a dice “Non ho sentito niente - solo che sono volato in aria e poi caduto”. Sono arrivate altre ambulanze per evacuare tutti. Arafa, che era sposato e padre di 5 figli, aveva una grave ferita al torace, aveva perso gran parte di un polmone ed è sopravvissuto per sole due ore. La testa di Ali era saltata. Ala’a è adesso ricoverato con varie ferite da scheggia un po' ovunque, soprattutto tronco e gambe. Tha’er è sopravvissuto ma ha anche lui varie lacerazioni alla schiena e sul corpo per via delle schegge.

Arafa era un insegnante delle Nazioni Unite, addestrava i medici e lavorava come volontario dopo aver esercitato come professionista in passato.

19.00: Ci organizziamo per dormire a turno all'ospedale Al-Awda. V e io crolliamo. E, A e M salgono sulla prima ambulanza che arriva per andare all'ospedale Karmel Adwan, la seconda nuova base della Croce Rossa dopo aver evacuato il loro centro. La base è costituita da poche coperte in un corridoio, ma a volte c'è del tè.

23.00: E torna a dormire, V e io andiamo con l'ambulanza di O al Karmel Adwan. O ha una sciarpa attorno al ginocchio, gli hanno sparato anni fa e gli fa male quando fa freddo. Cerco di convincere A e Mo a riposare, ma non riesco a convincere EJ. La notte si rivela tranquilla. Purtroppo capisco presto che è perché a) molte persone di Jabalia sono scappate, e b) Israele non permette alle ambulanze di raccogliere la maggioranza dei feriti che chiedono aiuto.

02.00: andiamo a prendere una donna che sta per partorire. Tornato all'ospedale chiacchiero con Om, che è un'infermiere ma fa volontariato al Centro Al-Assyria Centre gestito dall'Unione dei Comitati degli Operatori Sanitari. Parlo anche con M, ricoverato. Ha 23 anni, è sposato da sei mesi, e ha fatto l'errore di trovarsi vicino alla moschea di Jabalia che è stata bombardata due giorni fa. Adesso è convalescente dopo un'operazione all'addome.

Si fanno tutti una dormita nelle ambulanze. EJ e I veniamo chiamati ogni ora dalla BBC per i collegamenti "live da Gaza”.

05.00: ci dicono che c'è stata una minaccia di bombardamento contro l'ospedale Al Wafa che da quanto capisco è un centro per disabili.

07.15: andiamo a prendere un uomo gravemente ferito dall'esplosione di un razzo in una casa di Sikha Street, Jabalia; dubito che sopravviverà per più di qualche minuto, ma è ancora vivo quando arriviamo all'ospedale.

09.00: andiamo a prendere una donna la cui casa è appena stata colpita, ha un attacco di panico e non ho ben capito dov'è ferita. All'ospedale troviamo delle persone che piangono due morti recenti. Potrebbero essere l'uomo in condizioni disperate racconto dalla mia ambulanza e un altro che ho visto arrivare, entrambi orrendamente martoriati dai razzi e dall'ormai familiare colore grigio.

09.30: sentiamo dire che Beit Hanoun è quasi completamente occupata dall'esercito israeliano, come pure la vicina cittadina di Zahra sulla strada nord-sud. Il nord (noi) e il sud (F, G e OJ a Rafah) adesso potrebbero essere divisi. A telefono prepariamo dei piani d'emergenza.

10.00: La sorella di Mo lo chiama per dirgli che stanno sparando sul suo villaggio di Khosa, terra coltivata circondata da abitazioni. “Là non c'è niente, solo case”, ci dice. Dice che ci sono carri armati israeliani nelle zone Attatta e Shaimah di Beit Lahia. È a 1 chilometro all'interno del confine, e 2 chilometri da noi a Jabalia. Dice che le invasioni dei carri armati di solito prendono le strade principali, ma stavolta si aspetta che facciano quello che hanno fatto a febbraio; cioè che portino le ruspe e spianino direttamente le case.

Ci racconta che oggi i telefoni palestinesi ricevono messaggi dell'esercito israeliani che dicono “Ai civili innocenti: la nostra guerra non è contro di voi, ma contro Hamas. Se non smettono di lanciare razzi sarete tutti in pericolo”.

11.50: Ci chiamano dalle parti della spiaggia di Gaza, ma si rivela un falso allarme. Invece raccogliamo una famiglia sfollata con due bambini piccoli; sono seduti sul ciglio della strada, esausti per il peso dei bagagli. Prima siamo passati accando alla scuola dell'UNRWA a Beit Lahia, si sta riempiendo di famiglie sfollate. Come Naher El Bared, tutto daccapo.
N richiama la mia attenzione a una fila per il pane più affollata del solito, e ci accordiamo che un ragazzino che faceva la coda è svenuto per la stanchezza; i medici cercano di assisterlo come possono.

16.00: F chiama per dire che hanno sentito che hanno bombardato l'ospedale di Al Awda. Chiamo EJ. Dice che una struttura attigua è stata colpita da due bombe; una persona è rimasta ferita, l'uomo che l'altra sera le ha prestato la giacca. Ha una scheggia in testa e EJ dice che secondo lei non ha un bell'aspetto. A quanto pare A è riuscito a filmare il bombardamento. Ci chiediamo se dobbiamo tornare lì per stare nuovamente con la Croce Rossa di Jabalia invece che con la Croce Rossa di Gaza City. Ma Gaza City ieri ha perso tre dei suoi medici.

Ultime notizie:

Ci sono state notizie di due distinti attacchi di Israele contro tende funebri. Stiamo cercando di confermare morti e feriti di uno dei due casi. Il secondo dei funerali attaccati era quello del medico Arafa ieri pomeriggio; ci sono stati cinque feriti.

Abbiamo anche sentito che nell'area di Zaytoun due giorni fa gli israeliani hanno riunito un gruppo di persone in due case; donne e bambini in una, uomini nell'altra. Li hanno tenuti lì per due giorni. Poi questa mattina alle 11 le forze israeliane hanno bombardato le case. Abbiamo sentito che ci sono tra i 7 e i 20 morti. Uno era un bambino di sette anni, il cui padre è stato intervistato alla TV mentre teneva in braccio il cadavere. Stiamo cercando di saperne di più. Sta diventando molto difficile tenere il passo con questa follia.

Abbiamo chiesto al responsabile amministrativo della Croce Rossa di Jabalia quanti sono i casi in cui Israele impedisce loro di soccorrere le persone che hanno chiesto aiuto. Succede nelle aree in cui bisogna coordinarsi con le forze di invasione per potervi entrare. Ha risposto che non gli è permesso di occuparsi dell'80% delle chiamate provenienti da nord, dalle aree di Beit Lahia, Beit Hanoun e Jabalia.

Devo ripeterlo?
80%.
Otto persone su dieci che chiedono aiuto non possono riceverlo, viene loro impedito.

http://www.avaaz.org/it/ - http://www.flickr.com/photos/dimethyltryptamine/
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