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Autore Discussione Precedente Discussione Discussione Successiva  

feeb
Cantù Che Conta Col Cayenne

neophyte

Prov.: Zara


Inserito il - 17/10/2006 : 09:38:07  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di feeb  Clicca per vedere l'indirizzo MSN di feeb Invia a feeb un Messaggio Privato
in meno di 5 minuti:

http://exchristian.net/exchristian/2006/08/proving-that-jesus-is-imaginary-in.html

non che abbia mai preso sul serio le cose scritte nei vari testi sacri (se si escludono i libri di Hawking), ho sempre pensato che l'equazione
Sovrannaturale = Ignoranza
Dio = Sovrannaturale
fosse vera, pero' ci andava una dimostrazione formale del tutto

http://www.avaaz.org/it/ - http://www.flickr.com/photos/dimethyltryptamine/

Aiace
Piccolo Cinema Onirico


Regione: Puglia
Prov.: Bari


Inserito il - 17/10/2006 : 17:27:48  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Aiace
So che è una battuta la tua, però estrapolare due o tre passi della Bibbia (fra l'altro senza considerare il contesto in cui sono stati scritti) e farci su ragionamenti superficialotti non mi sembra sia proprio una "dimostrazione formale" (nè tantomeno informale, ma vabbè).

Piuttosto, dimostrami:

Citazione:
Sovrannaturale = Ignoranza


Non ne comprendo proprio il nesso.
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Faffachan
Utente a Cavallo

Il Mio Cavallino


Regione: Puglia
Prov.: BA
Città: Bari


Inserito il - 17/10/2006 : 18:14:48  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Faffachan  Invia a Faffachan un messaggio ICQ  Clicca per vedere l'indirizzo MSN di Faffachan Invia a Faffachan un Messaggio Privato
Di "formale" quella dimostrazione ha ben poco...

FAFFACHAN
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Mil
ù tent

berluscasuperman



Inserito il - 17/10/2006 : 19:00:02  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Mil Invia a Mil un Messaggio Privato
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feeb
Cantù Che Conta Col Cayenne

neophyte

Prov.: Zara


Inserito il - 17/10/2006 : 23:58:47  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di feeb  Clicca per vedere l'indirizzo MSN di feeb Invia a feeb un Messaggio Privato
Citazione:
Messaggio inserito da Aiace

So che è una battuta la tua, però estrapolare due o tre passi della Bibbia


ho saltato tutti gli omicidi e gli incesti per non offendere la sensibilità di qualcuno

minchia la bibbia è peggio di un libro di Stephen King!

Citazione:
Messaggio inserito da Aiace

Piuttosto, dimostrami:
Citazione:Sovrannaturale = Ignoranza


se non vedi il nesso tra le due cose vuol dire che sei ritardato (ma essere credente implica automaticamente accettare tante contraddizioni, capisco che il cervello dopo finisce in polpette)

http://www.avaaz.org/it/ - http://www.flickr.com/photos/dimethyltryptamine/
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SPK41Q
Good As You


Regione: Puglia
Prov.: Bari
Città: Bisceglie


Inserito il - 18/10/2006 : 01:55:14  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di SPK41Q  Clicca per vedere l'indirizzo MSN di SPK41Q Invia a SPK41Q un Messaggio Privato
http://www.youtube.com/watch?v=h8dgoKS3KbI
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SPK41Q
Good As You


Regione: Puglia
Prov.: Bari
Città: Bisceglie


Inserito il - 18/10/2006 : 01:57:13  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di SPK41Q  Clicca per vedere l'indirizzo MSN di SPK41Q Invia a SPK41Q un Messaggio Privato
http://www.youtube.com/watch?v=w2povbeibcM&mode=related&search=

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Aiace
Piccolo Cinema Onirico


Regione: Puglia
Prov.: Bari


Inserito il - 18/10/2006 : 11:10:20  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Aiace
C.v.d., l'insulto è la risposta jolly quando non si hanno altre risposte serie e fondate.

Citazione:
ho saltato tutti gli omicidi e gli incesti per non offendere la sensibilità di qualcuno


Ah, sei anche esegeta? Puoi dirmi in quali passi del Vangelo si dice che l'omicidio e l'incesto sono cose buone e giuste?
Anche nell'Antico Testamento (cioè al tempo in cui non c'era una disciplina morale ben definita) questi reati venivano duramente condannati.

Citazione:
Citazione:
Messaggio inserito da Aiace

Piuttosto, dimostrami:
Citazione:Sovrannaturale = Ignoranza


se non vedi il nesso tra le due cose vuol dire che sei ritardato


Siccome tu non sei ritardato, a quanto pare, avrai una dimostrazione per quello che ho chiesto.

Se poi sei capace solo di insultare...
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feeb
Cantù Che Conta Col Cayenne

neophyte

Prov.: Zara


Inserito il - 18/10/2006 : 11:19:06  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di feeb  Clicca per vedere l'indirizzo MSN di feeb Invia a feeb un Messaggio Privato
Citazione:
Messaggio inserito da Aiace

C.v.d., l'insulto è la risposta jolly quando non si hanno altre risposte serie e fondate.

Citazione:
ho saltato tutti gli omicidi e gli incesti per non offendere la sensibilità di qualcuno


Ah, sei anche esegeta? Puoi dirmi in quali passi del Vangelo si dice che l'omicidio e l'incesto sono cose buone e giuste?
Anche nell'Antico Testamento (cioè al tempo in cui non c'era una disciplina morale ben definita) questi reati venivano duramente condannati.



E' bene ricordare che molti episodi della Sacra Bibbia sono sconosciuti dalla moltitudine dei credenti, e la loro divulgazione è stata sempre ostacolata dalle autorità religiose. Non a caso, infatti, solo da due secoli è stata abolita la norma che impediva, pena l’ergastolo, la traduzione della Bibbia in lingua volgare; ne conseguiva che la lettura del sacro testo era possibile solo al clero e ad una ristrettissima cerchia che conosceva la lingua latina: il popolo ne restava volutamente escluso.

Analizzeremo quindi diversi episodi della Sacra Bibbia: episodi particolarmente crudeli e violenti, in cui spiccano massacri di uomini, donne e bambini innocenti, stupri e incesti.



Uno dei primi stupri narrati dalla Bibbia, è quello incestuoso tra Lot - nipote di Abramo - e le sue due figlie (i cui nomi non sono riportati nel Testo Sacro).

Lo stupro non è commesso dal padre, bensì dalle figlie, che, a corto di maschi, pensarono bene di ubriacare l’anziano genitore e di violentarlo a turno. «Vieni, diamo da bere del vino a nostro padre e poi giacciamo con lui (...) Quella notte stessa, dunque, diedero da bere del vino al loro padre e la maggiore andò e giacque con suo padre, il quale non s’accorse né quando ella si pose a giacere con lui, né quando si levò» (Genesi 19, 32-33).

Ma l’indomani, la sorella maggiore spinse la minore a fare altrettanto: « (...) la notte scorsa ho giaciuto con mio padre; diamogli da bere del vino anche questa notte e tu va’ a giacere con lui» (Gn 19, 34).

Dopo questo stupro incestuoso, entrambe le figlie rimasero incinte, e i rispettivi figli, Ammon e Moab diedero inizio alle stirpi degli Ammoniti e dei Moabiti, « (...) che durano fino a oggi» (Gn 19, 38).



Precedentemente, lo stesso Lot, in ogni modo, si rende protagonista di un’altra vicenda a dir poco incredibile, nei riguardi delle sue figlie.

Egli, infatti, stava seduto davanti l’uscio di casa sua, quando vide due forestieri che erano arrivati da poco in città (in realtà si trattavano di due angeli inviati dal Signore). Il vecchio Lot li convinse a ospitarli presso di lui; ma gli abitanti, «giovani e vecchi, tutto il popolo al completo», venuti a conoscenza della presenza dei due forestieri, si radunarono presso la sua casa ed urlarono a gran voce affinché fossero consegnati loro i due pellegrini, perché avrebbero voluto sodomizzarli: « (...) Dove sono gli uomini venuti da te questa notte? Mandaceli fuori, perché vogliamo abusare di loro» (Gn 19, 5).

Ma Lot, uscendo fuori e chiudendo la porta dietro di sé, implorò di non fare nulla ai due forestieri, e propose loro di sfogarsi con le sue due figlie vergini: « (...) No, fratelli miei, non vogliate fare del male. Ecco, io ho due figlie che non hanno ancora conosciuto uomo, le farò uscire da voi; fate loro quello che vi piace, ma non fate nulla a questi uomini» (Gn 19, 7-8); ma i sodomiti non gradirono questo baratto: «Levati di mezzo (...) ti tratteremo peggio di quelli» (Gn 19, 9). A questo punto i due angeli accecarono gli abitanti e, dopo aver portato in salvo la famiglia di Lot, distrussero la città. In ogni caso, è un bell’esempio d’amore paterno: le due figlie sono trattate dall’anziano genitore peggio di animali da macello!



Un episodio simile, è narrato, sempre nella Bibbia, nel Libro dei Giudici: un discendente della stirpe dei Leviti si prese come moglie una donna di Betlemme.

Durante un viaggio, l’uomo, in compagnia della donna e di un servo, pernottarono nella la città di Gabaa (località posta a 6 km. a nord di Gerusalemme, appartenente alla tribù di Beniamino, oggi Tell el Ful - La Bibbia Concordata, Mondadori, 1968; pag. 324) presso l’abitazione di un vecchio, che, impietositosi gli disse: «La pace sia con te; tutto il tuo fabbisogno è a mio carico, perché non debba passare la notte in piazza» (Giudici 19, 20).

Ma gli abitanti di Galaab, alla stregua dei sodomiti, vollero consegnato il forestiero: «Fa uscire quest’uomo che è venuto in casa tua, che ne vogliamo abusare». (Gdc 19, 22).

Il padrone di casa, allora, propose uno scambio con la sua figlia vergine più la donna del suo ospite: « (...) le farò uscire, abusatene e fate loro ciò che piace ai vostri occhi, ma a quest’uomo non fate tale infamia». (Gdc 19, 24).

Prese dunque con la forza la donna del forestiero e la cacciò fuori la porta di casa, consegnandola alla folla inferocita che la stuprò per tutta la notte: « (...) ed essi ne abusarono e le usarono violenza tutta la notte fino alla mattina e la rimandarono sul far dell’aurora. Perciò la donna, sul far del giorno, venne a cadere davanti alla porta di casa dell’uomo, che era il suo signore e rimase là fino al sorgere del sole». (Gdc 19, 25).

Il mattino seguente, il vecchio e il suo ospite, la trovarono giacente davanti la porta di casa, «con le mani sulla soglia»; come se non fosse successo niente, suo marito le disse prontamente di prepararsi per il viaggio: «Alzati e cammina», ma lei non rispose: era morta a causa delle ripetute violenze.

Il Levita, allora, caricò il povero cadavere della moglie sul suo asino, e non appena giunti a destinazione, con un coltello la squartò in dodici parti per far conoscere alle rispettive tribù di Israele l’efferato delitto: «la tagliò, membro a membro, in dodici pezzi e li mandò per tutto il territorio d’Israele» (Gdc 19, 29); successivamente, il Levita, “marito della donna uccisa” (Gdc 20, 4), fu interrogato dai capi del popolo di Israele, i quali decisero una rappresaglia nei confronti della tribù di Beniamino, artefici del linciaggio: «quattrocentomila uomini, capaci di maneggiare la spada», appartenenti alle tribù di Israele, si mossero, spronati anche dal Signore («Salite contro di lui», Gdc 20, 23) contro ventiseimila Beniaminiti.

La battaglia fu cruenta: trovarono la morte venticinquemila uomini appartenenti alla tribù israelitica di Beniamino, ma i vincitori non si accontentarono. Essi entrarono nella città degli sconfitti ed uccisero uomini, donne, bambini ed animali.

Inoltre, dopo lo sterminio, le tribù vincitrici, riunite a Mispa, giurarono di non dare in moglie nessuna delle proprie donne ai 600 soldati Beniaminiti che nel frattempo, per sfuggire al massacro, erano fuggiti nel deserto presso la «Rupe di Rimmon», rimanendo nascosti per ben quattro mesi.

Successivamente, un senso di resipiscenza fece tornare le stesse tribù a riconsiderare meglio il fatto: il giuramento pronunciato, infatti, avrebbe avuto come conseguenza la scomparsa, per mancanza di donne, di un’intera tribù di Israele; ma nello stesso tempo, le tribù israelitiche erano vincolate dal precedente giuramento, pronunciato davanti a Dio. La faccenda fu risolta nella maniera... più crudele possibile.

Si cercò, tra tutti gli Ebrei, un nucleo di abitanti che non avesse partecipato al solenne voto. Si riscontrò infatti che nessuno degli abitanti di Iabes-Galaad, (cittadina transgiordanica a 10 km dal Giordano, il cui nome sopravvive nel Wadi Jabis - La Bibbia Concordata, Mondadori, 1968, pag. 328) era stato a Mispa per il giuramento: per cui se ne uccisero tutti gli abitanti ad eccezione delle ragazze vergini, le quali, in numero di 400 vennero consegnate ai Beniamini, per assicurare loro una discendenza. L’assemblea deliberò: «Andate e passate a fil di spada tutti gli abitanti di Iabes-Galaad, comprese le donne e i bambini. Ecco ciò che dovete fare: Sterminerete ogni uomo e ogni donna che abbia avuto rapporti con un uomo» (Gdc 21, 10-11). Dopo lo sterminio, «trovarono quattrocento fanciulle vergini che non avevano avuto rapporti con un uomo e le portarono all’accampamento in Silo, nella terra di Canaan» e vennero successivamente consegnate ai Beniaminiti.

Ma ancora i conti non tornavano: infatti, i superstiti erano 600, mentre le «fanciulle vergini», sottratte col sangue alle loro famiglie, solo 400.

Gli anziani dell’assemblea consigliarono quindi ai Beniaminiti di organizzare un ratto di ragazze (che presenta numerose affinità con il ratto delle Sabine per opera dei Romani).

Furono scelte le fanciulle vergini appartenenti ad una tribù di Israele sebbene, contrariamente agli abitanti di Iabes-Galaad, trucidati precedentemente, avessero preso parte al giuramento.

L’incongruenza fu superata considerando che le donne non furono date spontaneamente, ma rapite a forza dagli stessi Beniaminiti, quindi gli ebrei non vennero meno a nessun giuramento: «Ecco, c’é ogni anno una festa a Silo (...) Andate e nascondetevi fra le vigne, poi osservate, ed ecco, quando usciranno le fanciulle di Silo per eseguire le loro danze, allora uscirete dalle vigne e rapirete ognuna una donna per sé (...) e tornerete nella terra di Beniamino» (Gdc 21, 20-21), suggerimento che immediatamente i Beniaminiti misero in pratica, organizzando uno dei primi stupri collettivi che la storia ricordi.



Un altro episodio interessante è rappresentato dal modo con cui Abramo, per aver salva la vita, e nello stesso tempo per ricevere ricchezze, fa sposare la propria moglie Sara con il Faraone, spacciandola per la propria sorella (in realtà Sara era figlia dello stesso padre di Abramo ma non della stessa madre).

Nel libro del Genesi si narra, infatti, che lo stesso Abramo, per via di una grande carestia, partì dalla propria terra, portando con se la moglie Sara e suo nipote Lot, alla volta dell’Egitto « (...) ed avvenne che, stando egli sul punto di entrare in Egitto, disse a Sara, sua moglie: Ecco, io so che tu sei donna di bell’aspetto, perciò avverrà che, quando gli Egiziani ti avranno vista (...) uccideranno me, lasciando te in vita. Di’ dunque che sei mia sorella, affinchè io riceva del bene in grazia tua e mi sia salvata la vita per tuo riguardo». (Gn 12, 11-13).

Giunti in Egitto, infatti, Sara, essendo una donna molto attraente, fu subito condotta nel palazzo del Faraone, e «Abramo fu ben trattato in grazia di lei, ricevendo greggi e armenti, asini, servi e serve, asine e cammelli». (Gn 12, 16).

Ma il Signore non gradì questo comportamento, e colpì il Faraone con terribili piaghe, il quale, in realtà era in buona fede, non sapendo che Sara fosse moglie di Abramo: «Che è questo che m’hai tu fatto? Perchè non m’hai detto che era tua moglie? Perchè hai detto: È mia sorella, per cui l’ho presa in moglie? Or dunque, ecco tua moglie, pigliala e vattene». (Gn 12, 18-19).



È comunque interessante notare che Abramo, successivamente, ricorse allo stesso stratagemma in un altra occasione, e precisamente Ghear, dove il re Abimelec, (letteralmente: mio padre è re) ritenendo Sara la sorella di Abramo, la fece trasferire nel suo palazzo. Il Signore si adirò anche questa volta, rendendo sterile ogni donna fertile della casa reale; inoltre apparve in sogno al re, minacciandolo di morte: «Ecco, tu stai per morire a cagione della donna che hai preso, essendo ella già sposata». (Gn 20, 3).

Confuso e terrorizzato, il “povero” re, non solo restituì prontamente Sara al legittimo marito, ma regalò ad Abramo «pecore e buoi, serve e servi», ma quello che è più incredibile, in un’epoca dove ogni lembo di terra era conquistato col sangue dopo dure battaglie, furono le parole di Abimelec: «Ecco, il mio territorio è davanti a te, dimora dove meglio ti piacerà». (Gn 20, 15).

Solo allora Abramo pregò Dio, « (...) e Dio guarì Abimelec, sua moglie e le sue serve» e riacquistarono la capacità d’avere figli. (Gn 20, 17).



A completare degnamente quest’edificante quadro familiare, ci viene incontro lo stesso figlio di Abramo, Isacco, il quale, sposato con la bella Rachele, e trovandosi (per via delle solite carestie) nella terra di Abimelec, raccontava in giro che Rachele fosse sua sorella.

Ma il re Abimelec, insospettitosi, fece chiamare Isacco, e scoperta la verità, gli disse: «Che cosa ci hai fatto? Per poco qualcuno del popolo avrebbe potuto giacere con tua moglie e così ci avresti tirato addosso una colpa». (Gn 26, 10).

Inoltre, forse memore delle disgrazie ricevute da Dio per via di Sara, moglie di Abramo, ordinò che: « (...) chiunque toccherà quest’uomo o sua moglie, sarà messo a morte». (Gn 26, 11).



Non meno interessante è anche la storia dell’astuto Giacobbe, figlio di Isacco.

Giacobbe, “uomo pacifico che se ne stava sotto le tende”, prediletto dalla madre Rebecca, approfittando dello sfinimento e della fame del proprio fratello maggiore Esaù, esperto cacciatore, che tornava a casa dopo una giornata di intenso lavoro, si fece cedere dal fratello, per un piatto di lenticchie il diritto di primogenitura (diritto che gli avrebbe attribuito gran parte dell’eredità, due terzi secondo Dt 21, 17, e la supremazia sul fratello. - La Bibbia Concordata, opera citata, pag.49).

Inoltre, lo stesso Giacobbe, sobillato anche dalla madre, si sostituì al fratello (Gn 25,33), e carpì al padre Isacco, ormai quasi cieco e prossimo alla morte, la benedizione riservata al primogenito (si trattava in ogni modo di un “falso allarme”, giacché lo stesso Giacobbe incontrò l’anziano genitore ben quattordici anni più tardi).

L’ira del fratello defraudato, lo costrinse a fuggire in Mesopotamia, presso lo zio Labano, fratello della madre Rebecca.

Giacobbe lavorò quindi presso lo zio, il quale, tempo dopo, gli chiese quale ricompensa egli volesse per l’opera che stava prestando presso di lui: « (...) mi dovrai servire per niente? Indicami quale deve essere il tuo compenso». (Gn 29, 15).

Giacobbe rispose allo zio Labano che avrebbe voluto come ricompensa la sua secondogenita, Rachele, “bella di forme e bella di sembianze”, scartando decisamente la brutta primogenita Lia, che “aveva gli smorti”; inoltre, per avere Rachele, era disposto a servire suo zio per ben sette anni.

Lo zio si dimostrò ancora più astuto del nipote. Allo scadere dei sette anni, infatti, il nipote, come pattuito, pretese in moglie Rachele: «Dammi mia moglie, perché è passato il tempo e io voglio entrare da lei». (Gn 29, 21).

Il padre della futura sposa organizzò quindi il banchetto nuziale, ma a sera, nella casa di Giacobbe, al posto della promessa Rachele, fece entrare la brutta Lia (la sposa, avvolta in un velo, attendeva lo sposo nel buio della camera nuziale, secondo l’uso del tempo; inoltre Labano prese tutte le precauzioni affinché Giacobbe non potesse vedere Lia in viso: eloquente contrappasso per la sostituzione di Giacobbe ad Esaù, approfittando della quasi cecità di Isacco. (La Bibbia Concordata, opera citata, pag.54), che altrimenti difficilmente avrebbe potuto trovare marito.

Il mattino seguente Giacobbe si accorse dello scambio, ed alle sue proteste, lo zio rispose semplicemente che gli avrebbe fatto sposare anche Rachele... previo un altro settennio di lavoro: «Cosa mi hai fatto? Non è forse per Rachele che io ti ho servito? Perché mi hai ingannato?». Rispose Labano: «Non si usa così dalle nostre parti, che si dia la minore prima della maggiore. Compi pure la settimana con questa e ti daremo anche quella per il servizio che mi presterai per altri sette anni». (Gn 29, 25-27).

Giacobbe, quindi, si prese in moglie anche Rachele, e dovette lavorare altri sette anni presso lo zio Labano, ma «amò Rachele più di Lia», e «vedendo il Signore che Lia era disprezzata, la rese feconda», mentre Rachele rimase sterile.

«Così Lia concepì e partorì un figlio al quale pose nome Ruben, perché disse: “Il Signore ha visto la mia afflizione; ora mio marito mi amerà”. Poi concepì ancora e partorì un figlio e disse: “Il Signore ha inteso che io sono disprezzata e perciò mi ha dato anche questo”. E lo chiamò Simeone. Ed ella concepì ancora e partorì un figlio e disse: “Questa volta mio marito si unirà a me perché gli ho partorito tre figli”. Perciò lo chiamò Levi. Essa concepì ancora ed ebbe un altro figlio e disse: “Questa volta loderò il Signore”. Perciò gli mise nome Giuda. Quindi cessò di avere figli». (Gn 29, 31-35).

Rachele, non potendo avere figli, divenne gelosa della sorella Lia che aveva dato al marito ben quattro figli, e propose con insistenza al marito di rendere incinta la propria serva Bila, per potere poi adottare come proprio figlio il frutto del concepimento: «Ecco la mia serva Bila. Entra da lei e partorirà sulle mie ginocchia; così anch’io sarò edificata per suo mezzo». (Gn 30, 3).

Quando nacque il figlio da adottare (Dan), Rachele disse al marito: «Il Signore m’ha giudicata giustamente ed ha ascoltato la mia voce, dandomi un figlio».

In seguito Rachele fu accontentata altre volte: «Poi Bila, serva di Rachele, concepì di nuovo e partorì a Giacobbe un secondo figlio. E Rachele disse: “Lotte divine ho sostenuto con mia sorella ed ho vinto”. Perciò lo chiamò Neftali». (Gn 30, 7-8).

La storia non finisce qui: l’altra moglie di Giacobbe, Lia, quando s’accorse di essere in menopausa, fece accoppiare più volte il marito con la propria serva, Zilpa, partorendogli due figli, Gad e Aser.

La situazione divenne ancora più confusa quando il Signore, mosso a compassione dai crucci delle due sorelle, ormai in tarda età, concesse che ritornasse loro il menarca, perché potessero avere altri figli. Giacobbe ebbe ancora dall’anziana Lia i figli Isaccar, Zabulon e Dina. Successivamente, « (...) Dio si ricordò anche di Rachele, Dio la esaudì e la rese feconda. Essa concepì e partorì un figlio e disse: “Dio mi ha tolto il disonore” e lo chiamò Giuseppe». (Gn 30, 22-24).

Inoltre Rachele, prima di morire, diede al marito un altro figlio, Beniamino.

E fu così che Giacobbe si ritrovò con dodici figli maschi e una femmina, avuti da due mogli... e dalle rispettive serve.

In mezzo a questa storia molto movimentata, non poteva certo mancare anche un incesto: il figlio di Giacobbe, Ruben (avuto con Lia), si accoppiò con Bila, serva di Rachele, concubina dello stesso Giacobbe, ... e Giacobbe «lo venne a sapere». (Gn 35, 21-22).

È bene ricordare, comunque, che queste nascite in tarda età, erano frequenti presso gli ebrei: anche Sara, moglie di Abramo, fu “miracolata” dal Signore, riuscendo a concepire e partorire Isacco, alla rispettabile età di novanta anni; per la cronaca, anche Sara, durante la propria sterilità, obbligò il marito Abramo ad accoppiarsi con la propria serva Agar, per poi cacciarla, insieme al frutto di quell’unione, Ismaele, allorquando nacque Isacco.



Tempo dopo, Dina, figlia di Lia e Giacobbe, fu causa di un episodio particolarmente violento: la strage dei Sichemiti. Nel Sacro Testo viene narrato, infatti, che Dina fu rapita e stuprata da Sichem (principe della città omonima posta nel centro di Canaan, tra il Garzim e l’Elbal): «Dina, la figlia che Lia aveva partorito da Giacobbe, uscì fuori per vedere le fanciulle del paese. Ma Sichem (...) principe del paese, la vide e la rapì, si giacque con lei e le fece violenza». (Gn 34, 1-2).

Dopo un po’ di tempo, lo stesso Sichem, con il padre Amor, andarono da Giacobbe per risolvere la “faccenda”, proponendogli il matrimonio dei rispettivi figli: «Vi prego, dategliela in moglie (...) dateci le vostre figlie e prendetevi le nostre figlie (...) Imponetemi pure una gran somma come prezzo e dei regali, vi darò quanto mi domanderete». (Gn 34, 8-12).

Ma Simeone e Levi, figli di Giacobbe, con uno stratagemma, riuscirono ad annientare tutti gli abitanti di Sichem, vendicando l’onore della sorella. Alla proposta di matrimonio, infatti, risposero che la loro sorella non avrebbe potuto sposare un uomo cui non era stato asportato il prepuzio.

Essi avrebbero acconsentito al matrimonio solo se lo stesso Sichem, con tutti gli abitanti della sua città, si fossero circoncisi: «Non possiamo fare tal cosa, dare cioè nostra sorella ad un uomo che abbia il prepuzio, perché ciò è un disonore per noi. Acconsentiremo solo (...) se diventerete come noi, circoncidendo ogni vostro maschio». (Gn 34, 14-15).

Proposta che venne felicemente accettata, e sia Sichem che il padre Amor, insieme a tutti gli abitanti maschi della loro città, vennero circoncisi.

Il terzo giorno successivo alla circoncisione, quando in pratica il dolore nelle parti intime era notevolmente più forte, i fratelli di Dina entrarono in città, sterminando la popolazione indifesa: «Ma il terzo giorno, quando essi erano sofferenti, i due figli di Giacobbe, Simeone e Levi, fratelli di Dina, presero ciascuno la propria spada, entrarono nella città tranquillamente e uccisero tutti i maschi. Passarono a fil di spada anche Amor e suo figlio Sichem (...) poi si gettarono sugli uccisi e saccheggiarono la città, perché avevano disonorato la loro sorella (...) ». (Gn 34, 25-27).

Non contenti, Simeone e Levi, « (...) presero le loro greggi, i loro armenti, i loro asini», e fecero prigionieri i bambini e le donne, saccheggiando nelle case. E alla domanda di Giacobbe sul perché di quella strage, i due fratelli risposero: «Si doveva trattare la nostra sorella come una meretrice?». (Gn 34, 31).



Anche Giuda, qurtogenito di Lia e Giacobbe, si rende protagonista di un’azione singolare ed inquietante.

Nel sacro testo viene narrato, infatti, che Giuda scelse Tamara come moglie per il suo primogenito Er; ma quest’ultimo morì per opera di Dio perché « (...) si rese spiacevole agli occhi del Signore (...) ». (Gn 38, 7).

Allora Giuda disse al secondogenito Onan: «Entra dalla moglie di tuo fratello, adempi agli obblighi del levirato (dal latino levir che significa “cognato”: tale legge, esistente presso gli Ittiti e gli Assiri e poi codificata nel Deuteronomio (25, 5S), prescriveva, quando un ammogliato moriva senza figli, che il suo più prossimo parente ne sposasse la vedova. Il primo figlio nato da tale matrimonio era considerato come primogenito del defunto - La Bibbia Concordata, opera citata, pag. 64) nei suoi confronti, e suscita una posterità a tuo fratello». (Gn 38, 8).

Ma Onan, pur avendo accolto presso di sé la cognata vedova, sapendo che il figlio sarebbe appartenuto al fratello defunto, morto senza discendenza, e non a sé, impediva la fecondazione della donna: « (...) quando entrava dalla moglie di suo fratello disperdeva in terra (il seme) per non dare posterità al fratello (...) » (Gn 38, 9), e per questo fu da Dio sottoposto alla pena di morte (da lui ebbe nome il vizio, assai diffuso, dell’onanismo - Dizionario Biblico, Casa Editrice Ceschina, Milano, pag. 312).

Dopo la morte del secondo figlio, Giuda promise alla nuora il terzogenito Sela, quando questi avrebbe raggiunto l’età per sposarsi.

Ma l’attesa della vedova fu però vana, dato che Giuda non mantenne la promessa.

Allora Tamara, si travestì da prostituta, per unirsi carnalmente con il suocero: « (...) si tolse di dosso le vesti vedovili, si coprì con un velo (...) poi si sedette all’ingresso di Enaim (...) Giuda la vide e credette che fosse una meretrice, perché aveva la faccia velata (...) ». (Gn 38, 14-15).

Giuda, ignorando che si trattasse della nuora, pattuì il pagamento: « (...) ti manderò un capretto del gregge», disse, ma la furba Tamara volle in pegno «il sigillo, il cordone ed il bastone» del suocero. Dopo aver consegnato il pegno, «Giuda entrò da lei ed ella concepì di lui». (Gn 38, 18).

Dopo tre mesi, fu riferito a Giuda che sua nuora si era prostituita: « (...) Tamar, tua nuora si è prostituita ed ecco, è anche incinta in conseguenza della sua prostituzione (...) ». Allora Giuda ordinò che fosse bruciata viva (Tamara, pur vivendo nella casa paterna, era sempre considerata di diritto come sposa di Sela, in forza della legge del levirato, così da rendersi colpevole di adulterio per la sua azione e come tale degna della pena di morte. La morte per fuoco si conservò per la figlia di un sacerdote che si fosse prostituita (Lv 21, 9), per gli altri casi fu sostituita dalla lapidazione (Dt 22, 21) - La Bibbia Concordata, opera citata, pag. 65), ma prima che la sentenza venisse portata a termine, la nuora riuscì a salvarsi dal rogo accusando il suocero, portando a sua discolpa i pegni che, inequivocabilmente, appartenevano proprio al suocero: «Giuda li riconobbe e disse: Ella è più giusta di me, perché io non l’ho data a Sela mio figlio». (Gn 38, 26).

Tamar quindi riuscì a portare a termine la gravidanza, partorendo due figli, Fares e Zara.

È interessante notare che Fares, frutto quindi di un rapporto a pagamento (nonchè incestuoso), generò Esrom, il quale generò Aram, ecc., fino ad arrivare (passando da re Davide) a Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale nacque Gesù, detto Cristo (Mt 1, 1-16).



Nel Secondo Libro di Samuele, vedremo come Dio, per punire il re Davide (secondo re di Israele, circa 1010-970 a.C.), uccide un essere “innocente” (come può chiamarsi, infatti, un bambino appena nato?).

E’ narrato che Davide mandò le sue milizie per devastare i figli di Ammon e cingere d’assedio Rabba (Rabba degli Ammoniti è l’attuale Amman, capitale della Giordania, che conserva fino a oggi il nome degli antichi abitanti. - La Bibbia Concordata, opera citata, pag. 391).

Mentre i suoi soldati erano intenti nelle operazioni militari, Davide, rimasto in città, vide di nascosto dal suo terrazzo una donna mentre si faceva il bagno all’interno della sua casa: «la donna era molto bella d’aspetto». (2 Sm 11, 2).

Si trattava, infatti, di Betsabea, il cui marito era un valoroso soldato appartenente alle milizie dello stesso Davide, impegnato in quel frangente proprio nell’assedio di Rabba. Senza pensarci due volte, il re la fece rapire, ordinando che fosse tradotta nel suo palazzo, e ne abusò sessualmente, essendole finito il ciclo mestruale: «che si era appena purificata della sua impurità». (2 Sm 11, 4).

La donna rimase incinta e il re Davide, per risolvere la spinosa questione con il marito, decise di farlo uccidere.

Con uno stratagemma, riuscì a far collocare Uria nelle prime linee, scrivendo una lettera ai suoi generali (missiva recapitata ai generali dallo stesso Uria, ignaro del tranello che il suo re gli stava tramando): «Ponete Uria in prima linea, dove più aspra è la battaglia, quindi ritiratevi da lui, sicché venga colpito e muoia». (2 Sm 11, 15).

La battaglia fu aspra, vi furono gravi perdite e Uria, com’era prevedibile, andò incontro alla morte.

Passato il lutto di Betsabea, Davide la mandò a prendere e così, sbarazzatosi con l’inganno del suo valente guerriero, la sposò e gli partorì un figlio.

Ma Dio, non gradendo il meschino comportamento di Davide, tramite il profeta Natan, gli preannunziò enormi disastri per la sua casa: «Ecco, io suscito contro di te la rovina della tua stessa casa: prenderò cioè le tue mogli davanti ai tuoi occhi e le darò al tuo prossimo, il quale giacerà con le tue donne alla luce di questo sole (...) ». (2 Sm 12, 11).

Davide, terrorizzato da queste parole, si pentì del suo comportamento, e il Signore, mosso a compassione, gli rispose: «Anche il Signore ti ha rimesso il tuo peccato: tu non morrai; ma giacché con quest’azione hai offeso il Signore, il figlio che hai generato morirà». (2 Sm 12, 13-14).

Il Signore colpì quindi con la sua ira il povero fanciullo appena nato, il quale si ammalò, e dopo sette giorni di atroce agonia, morì; ed alle domande imbarazzate dei suoi servi, vedendo il loro re mangiare, come se non fosse successo niente, Davide così rispose: « (...) adesso che è morto, perché dovrei ancora digiunare? Posso forse farlo ritornare? Io posso andare da lui, ma lui certamente non ritornerà da me». (2 Sm 12, 23).

Subito dopo, «Davide consolò Betsabea, entrò da lei e si giacque con lei; ella gli partorì un figlio, cui pose nome Salomone». (2 Sm 12, 24).



Per poter comprendere meglio il significato della morte del fanciullo innocente, è bene chiarire che, secondo la concezione dell’immolazione sacrale, Dio non può mai perdonare senza che ci sia un’espiazione.

Paradossalmente, non è strettamente necessario che la punizione debba essere sopportata dal colpevole; anche il giusto, e quindi innocente, può sostituirsi al reo per essere punito al posto suo.

Anzi, l’azione di espiazione sarà da Dio maggiormente apprezzata, avrà cioè maggiore efficacia espiatoria, tanto più innocente e senza colpe sarà colui che è sacrificato: «Ogni peccato è un’infrazione alla volontà divina che esige imperiosamente una punizione; (...) alla giustizia divina importa solo che la volontà di Dio sia ripristinata attraverso l’espiazione, poco importando poi che questa sia posta come retribuzione del colpevole o come volontaria prestazione penale di un altro. L’innocente può sostituirsi al colpevole e liberare costui dalla pena. Anzi l’efficacia espiatoria e la conciliazione sono tanto più grandi quanto più immeritata è la sofferenza. Tanto meno un uomo ha delle colpe e tanto più riesce salutare il suo sacrificio» (Panfilo Gentile, Storia del Cristianesimo, Rizzoli, pagg.123-124).



Sempre nel Secondo Libro di Samuele, vi è narrato un altro stupro incestuoso, quello compiuto da Ammon, figlio di re Davide, nei danni della sorella Tamar (omonima della madre di Fares e Zara, di cui abbiamo già parlato).

Si racconta, infatti, che Ammon, avendo una sorella di nome Tamar, se ne innamorò (il matrimonio tra fratellastri era vietato dalla legge ebraica (Lv 18, 11; 20, 17; Dt 27, 22), ma era praticato correntemente in Egitto. - La Bibbia Concordata, opera citata, pag. 394): «Ammon ne soffrì tanto da ammalarsi a causa di Tamar, sua sorella, perchè era ancora vergine e sarebbe stato inaudito che le avesse fatto qualcosa». (2 Sm 13, 1-2).

Ma Ammon, consigliato da un suo amico particolarmente astuto (Ionadab) si finse malato e implorò Davide, suo padre, affinché la sorella Tamar lo accudisse durante la malattia: «Venga, te ne prego, Tamar mia sorella e prepari sotto i miei occhi delle frittelle e io possa mangiarle dalle sue mani» (2 Sm 13, 6).

Tamar si recò quindi presso la casa di suo fratello e, una volta entrata nella sua dimora, Ammon fece uscire tutti i presenti; poi le disse: «Avvicinami il cibo in camera (quella ove soltanto una sposa sarebbe potuta entrare, salvo che il padrone non fosse ammalato, come accadde qui. - La Bibbia Concordata, opera citata, pag. 394), voglio mangiarlo dalle tue mani». La sorella cadde nel tranello: una volta dentro la stanza non poté opporsi alla violenza del fratello, insensibile alle sue suppliche: «No, fratello mio, non mi violare, perché non si agisce così in Israele. Non commettere una simile infamia (...) Ma egli non volle ascoltare la sua voce, fece forza contro di lei, la violentò e riuscì a giacere con lei». (2 Sm 13, 14).

Dopo lo stupro, Ammon provò per lei un odio grandissimo, e le uniche parole che rivolse a Tamar furono: «Alzati e vattene»; ma poiché la povera sorella non voleva essere trattata in quella maniera, Ammon (...) chiamò il giovane che era al suo servizio e gli ordinò: «Manda costei fuori dalla mia presenza e chiudi la porta dietro di lei» (2 Sm 13, 17). Quando il re Davide seppe tutti questi avvenimenti si adirò fortemente, ma «non volle contristare eccessivamente lo spirito di suo figlio Ammon che, come primogenito, amava particolarmente». (2 Sm 13, 21).

Ma due anni più tardi, Ammon fu ucciso per ordine di suo fratello Assalonne, che vendicò così l’onore della sorella Tamara.

Assalone, infatti, chiamò a se i propri servi e ordinò loro: «State attenti: quando vedrete che Ammon avrà il cuore allegro per il vino e io vi dirò: colpite Ammon; allora uccidetelo senza timore; non sono forse io che ve l’ho comandato? Coraggio e siate valorosi». (2 Sm 13, 28).



Nel Libro Primo di Samuele è narrato un altro episodio particolarmente cruento. Il Signore, tramite Samuele, ordina a Saul (primo re degli Ebrei, circa 1050-1010 a C., figlio di Kis, oriundo da Gaaba. - Dizionario Biblico, opera citata, pag. 366) di sterminare gli Amaleciti (Derivanti da un Amalec figlio di Esaù, vivevano nella zona tra l’Egitto e il Negeb (Gn 36, 12-16) dove esercitavano le loro razzie per ritirarsi poi nel deserto sinaitico. - Dizionario Biblico, opera citata, pag. 38): «Il Signore mi mandò a ungerti re sul suo popolo, su Israele; adesso però ascolta il suono delle parole del Signore. Così dice il Signore: (...) Và dunque ora, batti Amalec e stermina quanto egli possiede. Non risparmiarlo; uccidi uomini e donne, bambini e lattanti, buoi e pecore, cammelli e asini». (1 Sm 15, 1-3).

Saul, prontamente, riuniti centomila fanti e diecimila uomini di Giuda, intraprese l’azione militare ordinatagli da Dio, riuscendo anche a catturare vivo Agag, re di Amalec, e votò allo sterminio il popolo, passandolo a fil di spada.

Ma il re Saul commise un errore imperdonabile agli occhi del Signore: il re vittorioso, insieme con il suo popolo «vollero risparmiare Agag e la parte migliore dei greggi e degli armenti, cioè gli animali grassi, gli agnelli e ogni altra cosa buona e non vollero sterminarli; sterminarono invece solo quanto era disprezzabile e di nessun valore». (1 Sm 15, 8-9).

Dio si rivolse quindi a Samuele, confidandogli la sua amarezza: «Sono pentito di aver fatto re Saul: egli infatti si è sviato da me e non ha tenuto conto della mia parola». (1 Sm 15, 11).

Il giorno seguente, Samuele andò presso Saul, rimproverandogli che, risparmando la vita del re prigioniero, aveva offeso il Signore: non sarà più re di Israele.

Dopo di che, lo stesso Samuele, chiamò a se il prigioniero Agag e, per adempiere lo sterminio ordinato da Dio, gli disse: «Come la tua spada ha privato donne dei loro figli, così tra le donne verrà privata di figli tua madre».

E Samuele sgozzò Agag davanti al Signore di Galgala (1 Sm 15, 33).



Questo comportamento sembrerebbe andare contro il decalogo che Jahvè, su una altura del Sinai, diede a Mosè, e precisamente contro il sesto comandamento: «Non uccidere». Osserviamo comunque che «l’ebraismo ha letteralmente non assassinare, cioè non uccidere un membro del tuo clan; l’uccisione dei nemici, donne e bambini compresi, non solo è ammessa, ma rigorosamente imposta da Jahvè» (A. Donini, Lineamenti di storia delle religioni, Editori riuniti, 1960, pag. 159).



A tal proposito, dobbiamo ricordare, infatti, che fu Dio stesso che, nel libro dell’Esodo, ha compiuto, di suo pugno, uno dei massacri più cruenti di esseri innocenti (sia bambini che animali) che la storia ricordi: l’atto conclusivo delle famose dieci piaghe, aiutando Mosè a sottrarsi dall’oppressione del Faraone d’Egitto.

Nell’Esodo si narra, infatti, che Aronne, fratello di Mosè, per costringere il Faraone a lasciare partire il suo popolo oppresso dalla schiavitù, ricorse a vari prodigi: fra questi, il suo bastone, gettato per terra, divenne serpente; ma i maghi del Faraone riuscirono a fare altrettanto, ma i loro serpenti furono inghiottiti da quello di Aronne.

Seguirono quindi le dieci punizioni divine, e i maghi del faraone riuscirono a imitare solo le prime due (l’acqua mutata in sangue (Es 7, 22) e le rane (Es 8,3), ma dopo un inutile tentativo di produrre le zanzare, dovettero cedere, riconoscendo che: «C’è il dito di Dio». (Es 8, 15).

Poi fu la volta delle mosche velenose, la mortalità fra il bestiame, le ulceri, la grandine, le locuste, le tenebre, ma tutte queste piaghe non riuscirono a piegare il Faraone.

A questo punto, il Signore massacrò i bambini maschi primogeniti: «Avvenne dunque che, alla mezzanotte, il Signore percosse ogni primogenito nel paese d’Egitto, dal primogenito di Faraone che sedeva sul suo trono al primogenito del carcerato ch’era in prigione ed ogni primogenito del bestiame (...) e vi fu un grande grido in Egitto, perché non c’era casa dove non ci fosse un morto». (Es 12, 29-30).



È interessante far notare, in mezzo a quest’atroce vicenda, il consiglio che Dio diede a Mosè alla vigilia dell’ultima piaga.

Sapendo, infatti, che di lì a poco il Faraone avrebbe concesso la libertà agli ebrei, i quali sarebbero partiti immediatamente, suggerì a Mosè che ogni ebreo chiedesse in prestito oggetti d’oro e d’argento agli egiziani; non solo, ma fu lo stesso Signore che favorì la benevolenza degli Egiziani per il prestito: «Allora il Signore disse a Mosè: “Farò venire ancora una piaga su Faraone e sull’Egitto, dopo di che egli vi lascerà andare di qui (...) Parla dunque agli orecchi del popolo e digli che ciascuno chieda al suo vicino e ogni donna alla sua vicina oggetti d’argento e oggetti d’oro”. E il Signore fece trovare grazia al popolo agli occhi degli Egiziani». (Es 11, 1-3).

«I figli di Israele fecero secondo la parola di Mosè: chiesero in prestito agli Egiziani oggetti d’argento e oggetti d’oro e vestiti. Il Signore fece trovare grazia al popolo davanti agli occhi degli Egiziani ed essi glieli prestarono. Così spogliarono gli Egiziani». (Es 12, 35-36).

Il Signore inoltre agevolò la fuga degli ebrei fendendo le acque del Mare dei Giunchi (non il Mar Rosso: l’identificazione del Mare dei Giunchi con il Mar Rosso dipende dalla versione dei LXX, che si servì di un nome che anticamente designava tutti i mari tra la costa orientale dell’Africa e l’India. Dove avvenne il passaggio del Mare dei Giunchi? Sono state fatte molte supposizioni, che vanno dal golfo di Aquaba a una insenatura del Mare Mediterraneo. Tuttavia, la maggior parte degli esegeti pensa al Golfo di Suez o a un braccio di mare a nord di questo golfo, supponendo che anticamente il Mar Rosso comuicasse con i Laghi Amari o forse anche con il lago di Timsac. Certuni oggi preferiscono identificare il Mare dei Giunchi con la «Palude dei Papiri» menzionata in un documento egizio e situata nella regione del Lago di Menzaleh, non lontano dalla città di Avaris-Tanis-Rames. - La Bibbia Concordata, opera citata, pag. 98), sia ostacolando l’inseguimento degli Egiziani togliendo le ruote ai loro carri. (Es 14, 25).



Che il sesto comandamento - Non uccidere - non valesse nei confronti di chi non apparteneva al popolo eletto, trova conferma anche nell’episodio della guerra contro i Madianiti (Numeri, 31).

È il Signore che sprona Mosè alla guerra: Il Signore parlò a Mosè dicendo: «Fa’ vendetta dei figli d’Israele contro i Madianiti».

Mosè parlò quindi al popolo dicendo: «Si armino alcuni di voi per la guerra e marcino contro Madian per eseguire la vendetta del Signore contro Madian». (Nm 31,1-3). Furono reclutati mille soldati per ogni tribù, per un totale di dodicimila, i quali combatterono contro Madian come aveva ordinato il Signore a Mosè e uccisero tutti i maschi.

Trovarono la morte anche i re di Madian: Evi, Rechem, Sur, Ur, Reba; passarono a fil di spada anche Balaam, figlio di Beor.

«I figli d’Israele deportarono le donne di Madian con i loro bambini, depredando tutto il loro bestiame, tutti i loro greggi e tutte le loro ricchezze. Tutte le loro città poi, che loro abitavano, e tutto il loro attendamento, li incendiarono con il fuoco». (Nm 31, 7-10).

Portarono quindi tutto il bottino, bambini, donne e bestiame, a Mosè e alla comunità d’Israele.

Tuttavia, Mosè, non contento del massacro, si adirò con i comandanti dell’esercito di Israele, perchè avevano offeso il Signore lasciando in vita donne e bambini: «Voi avete lasciato in vita tutte le femmine; or dunque, uccidete tutti i maschi tra i bambini, uccidete ogni donna che ha conosciuto carnalmente uomo. Ma tutte le fanciulle che non hanno avuto relazione carnale, conservatele in vita per voi». (Nm 31, 16-18).

Il Signore inoltre, suggerì a Mosè come dividere il bottino, donne e animali, tra il popolo d’Israele, consigliandogli prima di procedere al censimento del bottino: «Ora il bottino, il resto della preda che depredarono i combattenti, fu di seicentosettantacinquemila pecore, settantaduemila buoi, sessantunomila asini e trentaduemila anime umane tra le donne che non avevano conosciuto uomini». (Nm 31, 32-35).

Dopo il conteggio, Dio prescrisse che metà bottino, donne e animali, sarebbe andato ai militari che avevano partecipato al massacro, e l’altra metà sarebbe andata all’intera comunità di Israele.

Inoltre, della prima metà (riservata ai militari) bisognava offrire in sacrificio al Signore un individuo (sia animale che umano) su cinquecento, mentre della seonda metà il tributo era di uno su cinquanta: «La metà, cioè la parte che fu assegnata ai combattenti, fu, per il numero delle pecore, di trecentotrentasettemilacinquecento (675.000 / 2 = 337.500). Il tributo delle pecore per il Signore fu di seicentosettantacinque (337.500 / 500 = 675). I buoi furono trentaseimila (72.000 / 2 = 36.000): il loro tributo al Signore fu di settantadue (36.000 / 500 = 72). Gli asini furono trentamilacinquecento (61.000 / 2 = 30.500); il loro tributo al Signore fu di sessantuno (30.500 / 500 = 61). Le anime umane furono sedicimila (32.000 / 2 = 16.000) e il loro tributo al Signore di trentadue persone (16.000 / 500 = 32)». (Nm 31, 32-40).

Alla stessa maniera si procedette alla spartizione della metà riservata alla comunità, con la differenza di offrire, come tributo al Signore, un individuo su cinquanta.



Nel Deuteronomio, la legge crudele dello sterminio, è ribadita ancora più esplicitamente: «Se ti avvicinerai ad una città per combattere contro di essa (...) cingila d’assedio. Il Signore, tuo Dio, te la darà in mano; allora passa ogni maschio a fil di spada, ma le donne, i bambini, le bestie e tutto ciò che sarà nella città, tutto il suo bottino, prendilo per te e mangia la preda dei tuoi nemici che il Signore, tuo Dio, ti avrà dato (...) non lasciare nessuno in vita, ma votali allo sterminio: gli Etei, gli Amorrei, i Cananei, i Ferezei, gli Evei e i Gebusei, come ti ha ordinato il Signore, tuo Dio». (Dt 20, 10-17).



Sia nel Deuteronomio (il libro deriva dall’espressione ebraica Ellè ha-devarím, più comunemente solo Devarím, dall’espressione con cui si inizia e che significa «Queste sono le parole (che Mosè rivolse a tutto Israele)». - La Bibbia Concordata, opera citata, pag. 216) che nel Levitico sono raccolte una serie di prescrizioni, leggi e punizioni varie.

Nel primo troviamo anche l’unico caso in cui è prevista l’amputazione della mano (come presso gli Assiri), nei confronti della donna che afferra, durante un litigio fra uomini, il pene di un contendente, in quanto l’atto della donna era considerato un attentato alla sacra fonte della generazione (La Bibbia Concordata, opera citata, pag. 245-246): «Se degli uomini litigheranno insieme fra loro e la donna di uno si avvicinerà per salvare suo marito dal suo percotitore, tenderà la mano e gli afferrerà le pudende, tagliale la mano, non ti si impietosisca l’occhio». (Dt 25, 11).

Le prescrizioni riguardano anche norme a carattere igienico-alimentari, elencando gli animali puri e inpuri, quelli, in pratica, che possono essere mangiati senza infrangere la legge divina.

«Il Signore parlò a Mosè dicendo loro: (...) » (Lv 11, 1), a cui segue una lunga sfilza di ruminanti, volatili, pesci, insetti, rettili che possono rientrare nella dieta alimentare: «Considererete impuro il cammello, perchè pur ruminando, ha lo zoccolo spaccato, per voi sarà impuro l’irace, (...) la lepre, il porco. (...) Ogni bestiola alata che cammina su quattro zampe, sarà per voi in abominio. Ma, tra le bestiole alate che camminano su quattro zampe, potrete mangiare quelle che hanno due zampe sopra i piedi per saltere sulla terra e cioè potrete mangiare le varie specie di locuste, di cavallette, di acridi, di grilli (...)». (Lv 11, 4-22).

Le norme igieniche riguardano anche le puerpere: se avranno partorito un maschio, saranno impure per sette giorni, due settimane, invece, se partoriranno una femmina; inoltre, dopo la purificazione, dovranno portare al sacerdote, in olocausto, un agnello o un capretto, ma qualora le possibilità economiche non siano sufficienti, si può ripiegare su «due tortore o due colombi». (Lv 12, 8).

Seguono poi norme sanitarie contro la lebbra, la sifilide, contro l’impurità delle mestruazioni, ecc., per passare alle norme sui rapporti sessuali: «Non giacere con un maschio come si giace con una donna: è una abominazione. Non congiungerti carnalmente con una bestia, divenendone impuro. Una donna non starà davanti ad una bestia per unirsi con essa: è una sozzura». (Lv 18, 22-23).

A queste norme seguono le corrispondenti punizioni: «Se uno commette adulterio con la moglie di un altro, l’adultero e l’adultera devono morire. Se uno giace con la moglie di suo padre, ambedue devono morire (...) Se uno giace con un maschio come si giace con una donna, ambedue dovranno morire. Colui che prende in moglie madre e figlia commette un atto infame: si brucino nel fuoco lui ed esse. Colui che giace con una bestia deve morire e ucciderete anche la bestia. Se una donna si accosta a una bestia qualsiasi per accoppiarsi con essa, ucciderai la donna e la bestia (...) Colui che giace con una donna mestruata e scopre la di lei nudità, denuda la sorgente del proprio sangue: li ucciderete ambedue in mezzo al loro popolo (...)». (Lv 20, 10-18).



È interessante notare che l’olocausto di due tortore o due colombi, menzionato precedentemente (Lv 12, 8) è lo stesso che venne offerto, nel Nuovo Testamento, per gli identici motivi di impurità, da Maria, recandosi al tempio, per la nascita di Gesù: «Quando venne il tempo della loro purificazione secondo la legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore, come è scritto nella Legge del Signore: ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore; e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o di giovani colombi, come prescrive la legge del Signore». (Lc 2, 22-24).

«Di fatto, lo stesso atteggiamento di Maria dopo aver partorito Gesù dimostra che ella stessa è stata la prima a credere di avere una macchia o peccato; è dunque evidente che Maria si è recata al tempio per offrire un sacrificio espiatorio perché si sentiva impura secondo la Legge di Dio» (Pepe Rodríguez, Verità e menzogne della Chiesa cattolica, pag. 245, Ediciones B, S.A., 1997 - Editori Riuniti.), tesi in netto contrasto con il dogma dell’Immacolata concezione, imposto ai fedeli dalla chiesa cattolica soltanto nel 1854 (L’8 dicembre 1854 papa Pio IX proclama: «Noi, per l’autorità ricevuta da Gesù Cristo, nostro Signore, dai santi apostoli Pietro e Paolo, e per la nostra propria, si dichiara, promulga e definisce che la dottrina che sostiene che la Santa Vergine Maria, nell’istante primo del suo concepimento, dovuto ad un privilegio e a una grazia singolare di Dio Onnipotente, in considerazione ai meriti di Gesù Cristo, Salvatore dell’umanità, fu preservata libera d’ogni macchia di peccato originale, è stata rivelata da Dio, e perciò sarà fermamente e costantemente creduta da tutti i fedeli» - Pepe Rodríguez, opera citata, pag. 244).



Nel Primo Libro di Samuele, re Saul, adirato dal successo di Davide, preparò una trappola al potenziale rivale.

Il re era venuto a conoscenza, infatti, che la propria figlia, Micol, si era invaghita di Davide.

Saul inviò a Davide dei messi, i quali gli riferirono che il re era ben contento di diventare suo suocero; inoltre, il monarca, conoscendo la povertà in cui versava Davide, affermò che non pretendeva dal futuro genero nessuna ricchezza come dote, ma si sarebbe accontentato di «duecento prepuzi» di Filistei, sicuro che sarebbe stato sconfitto in battaglia.

Tuttavia, la speranza di Saul di vedere soccombere Davide, venne meno quando il condottiero ritornò indietro vittorioso, portandogli i macabri trofei: «Davide si levò e partì con i suoi uomini e uccise duecento uomini dei Filistei. Dopo di che Davide portò i loro prepuzi, in numero esatto, al re, diventandone genero: Saul infatti dovette dargli in moglie sua figlia Micol». (1 Sm 18, 27).



Una sequenza di atroci torture viene descritta nel Secondo Libro dei Maccabei (i due libri dei Maccabei narrano alcune vicende belliche nel periodo che comprende meno di 100 anni del II secolo a. C.: Alessandro Magno aveva annientato gli imperi di Persia, del Medio Oriente, d’Egitto e aveva in progetto di amalgamarli sotto la stessa nuova cultura greco-orientale. A questo progetto sincretistico si oppose proprio il giudaismo, e lo scontro divenne inevitabile proprio centocinquant’anni dopo la morte di Alessandro).

Una madre e i propri sette figli, furono arrestati e costretti, con la frusta, a cibarsi di carne di maiale (contro la legge ebraica).

Il primo dei fratelli rispose al re, che avrebbero preferito morire piuttosto che trasgredire la “legge dei padri”.

Il re Antioco, indispettito dalla risposta dell’ebreo, «ordinò di arroventare delle padelle e delle caldaie, e quando furono arroventate, il re ordinò che fosse amputata la lingua al giovane che si era fatto portavoce degli altri, che fosse scotennato (è un supplizio descritto dagli storici come proprio dei crudeli Sciti, ma adottato pure dai civili Greci - La Bibbia Concordata, opera citata, pag. 694) e che gli si mutilassero le estremità, alla presenza degli altri fratelli e della madre. E quando l’ebbe ridotto ormai monco del tutto, ordinò di gettarlo nel fuoco, ancora vivo e di arrostirlo». (2 Mac 7, 3-5).

Tuttavia, la madre e gli altri fratelli, “mentre si diffondevano all’intorno i vapori della padella”, si “incitavano” a vicenda, preferendo il supplizio alla trasgressione: «Quando il primo fu passato in questo modo all’altra vita, condussero al supplizio il secondo. Gli scotennarono la pelle del capo con i capelli (...) Dopo questo fu schernito il terzo, il quale, alla loro richiesta, mise fuori senz’altro la lingua (...) Quando questo fu passato all’altra vita, i torturatori nello stesso modo straziarono il quarto (...) Subito dopo condussero il quinto e lo torturarono». (2 Mac 7, 7-15).

Le torture continuarono con gli altri fratelli, e la madre così parlò all’ultimo suo figlio rimasto in vita: « (...) Non aver paura di questo carnefice, ma sii degno dei tuoi fratelli e accogli la morte, affinché nel tempo della misericordia io ti possa riavere insieme ai tuoi fratelli». (2 Mac 7, 29). In ultimo, anche la madre non fu risparmiata alla morte.



Facciamo un passo indietro, fino alla creazione del mondo, raccontato nel libro del Genesi.

Dio impiega sei giorni a creare il mondo, gli esseri viventi e, alla fine, l’uomo «a sua immagine» (Gn 2, 7).

«E il Signore Iddio formò l’uomo dalla polvere della terra ed alitò nelle narici un soffio vitale e l’uomo divenne anima vivente» (Gn 2, 7).

(Nella Cappella Sistina, a Roma, è raffigurata la creazione di Adamo, ma osservando bene il dipinto, sorge spontaneo un inquietante interrogativo: per quale motivo il primo uomo sarebbe stato fornito di ombelico, dato che non è stato portato in grembo da una donna?)

«Poi il Signore Iddio piantò un giardino in Eden, ad oriente, e quivi pose l’uomo, che aveva formato (Gn 2, 8); e il Signore Iddio fece germogliare dal suo ogni specie di alberi piacevoli di aspetto e buoni da mangiare, e l’albero della vita in mezzo al giardino, e l’albero della conoscenza del bene e del male» (Gn 2, 9).

Iddio pone l’uomo e la sua compagna nel giardino di Eden, consentendo loro di goderne i frutti. «Ma dell’albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare poiché qualora tu ne mangerai, di certo morrai» (Gn 2, 17).



Una particolarità riguarda le età dei patriarchi antidiluviani, da Adamo fino a Noè. Analizziamo in primo luogo, in sequenza, la durata complessiva (in parentesi) di ciascun patriarca: Adamo (930); Set (912); Enos (905); Chenam (910); Maalaleel (895); Iared (962); Matusalemme (969); Lamec (795); Noè (950). (Sicuramente sarebbe fallito qualunque istituto pensionistico).

Alcuni studiosi ritengono che allora il tempo veniva contato in maniera proporzionalmente diversa da quella nostra: per esempio, ogni decennio, in realtà, avrebbe potuto rappresentare un solo anno; per cui la vita di Adamo si accorcerebbe fino a 93 anni, ecc.

Ma a questa conclusione si può obbiettare sostenendo che se così fosse, dovremmo accettare l’idea che tutti i patriarchi riuscirono a procreare a una età decisamente precoce: Set avrebbe quindi generato Enos all’età di circa dieci anni (sul Sacro Testo, Enos nasce allorquando il padre Set raggiunse 105 anni), Enos avrebbe procreato all’età di nove anni. Seguono Chenan (sette), Maalaleel (sei), Iared (sedici), Enoc (sei e mezzo), ecc.

... AND MUCH MORE ...

io un libro cosi' ai miei eventuali figli non lo farei MAI leggere prima dei 18 anni

Citazione:


Citazione:
Citazione:
Messaggio inserito da Aiace

Piuttosto, dimostrami:
Citazione:Sovrannaturale = Ignoranza


se non vedi il nesso tra le due cose vuol dire che sei ritardato


Siccome tu non sei ritardato, a quanto pare, avrai una dimostrazione per quello che ho chiesto.

Se poi sei capace solo di insultare...



quando la chiesa, per disgrazia, e' capitato che avesse piu' potere di quanto ne ha ora (un po' come accade oggi in parte del mondo islamico) della gente e' stata condannata anche a morte per aver affermato cose VERE che andavano contro le stupide e sciocche superstizioni della bibbia (due nomi su tutti: Giordano Bruno, Galileo)

ora, la chiesa, che si autodefinisce immortale e infallibile, per non perdere quel poco di credibilita' che le e' rimasta, e' costretta a mangiarsi i propri escrementi scusandosi di cio' che ha fatto in passato e accettare le nuove teorie sull'espansione dell'universo etc. per non essere presa ulteriormente a pomodori in faccia

http://www.avaaz.org/it/ - http://www.flickr.com/photos/dimethyltryptamine/
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genius
dott. ing. cav. ...FN

Genio


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Inserito il - 18/10/2006 : 11:21:19  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di genius  Clicca per vedere l'indirizzo MSN di genius  Invia a genius un messaggio Yahoo! Invia a genius un Messaggio Privato
Citazione:
Messaggio inserito da Aiace

C.v.d., l'insulto è la risposta jolly quando non si hanno altre risposte serie e fondate.

Citazione:
ho saltato tutti gli omicidi e gli incesti per non offendere la sensibilità di qualcuno


Ah, sei anche esegeta? Puoi dirmi in quali passi del Vangelo si dice che l'omicidio e l'incesto sono cose buone e giuste?
Anche nell'Antico Testamento (cioè al tempo in cui non c'era una disciplina morale ben definita) questi reati venivano duramente condannati.

Citazione:
Citazione:
Messaggio inserito da Aiace

Piuttosto, dimostrami:
Citazione:Sovrannaturale = Ignoranza


se non vedi il nesso tra le due cose vuol dire che sei ritardato


Siccome tu non sei ritardato, a quanto pare, avrai una dimostrazione per quello che ho chiesto.

Se poi sei capace solo di insultare...



-.-


Cmq i discorsi sulle religioni sono totalmente inutili. Io credo e continuerò a credere ke le religione sono uno dei mali + grandi del nostro tempo (e peggio ancora lo erano nel Medioevo o prima) ma chi crede dirà sempre che la propria credenza è fondata, quindi inutile discuterne.

Per me la bibbia come qualsiasi libro sacro è pieno di contraddizioni giustificabili solo con frasi tipo "voi non capite il senso", "dovete vederle dal giusto punto di vista" etc etc; come anke le religioni sono un potente mezzo di controllo delle masse, ma come ho già detto inutile parlarne (almeno per me), quindi cercate di scannarvi civilmente altrimenti kiuderò la discussione.

"...e se non hai morale
e se non hai passione
se nessun dubbio ti assale
perché la sola ragione che ti interessa avere
è una ragione sociale
soprattutto se hai qualche dannata guerra da fare
non farla nel mio nome
non farla nel mio nome
che non hai mai domandato la mia autorizzazione
se ti difenderai non farlo nel mio nome
che non hai mai domandato la mia opinione..."

Un blog farlocco
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Pako
Professore & Deejay

pako


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Inserito il - 18/10/2006 : 11:25:10  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Pako  Clicca per vedere l'indirizzo MSN di Pako Invia a Pako un Messaggio Privato
E sti caz*i !!!


Aleee ooo se volete una religione in cui credre,

vi propongo il Pakoismo

precetti :

vivi libero e fottitene del tuo dio salvo pregarlo quando ti serve

tromba in libertà e usa i contracettivi

bevi tanto, perferibilmente talvolta in onore di Pako il tuo dio.

se puoi pregami opgni tanto, senno no.

il libreo arbitrio è garantito, purchè tu non ti vesta di rosa ..


se sei una donna e la dai al tuo dio stanne certa che ne trarrai giovamento e che sarai benedetta.

che ne pensate ?



In vino veritas
In elfo Legolas
In scarpe Adidas
In bagno Badedas

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Aiace
Piccolo Cinema Onirico


Regione: Puglia
Prov.: Bari


Inserito il - 18/10/2006 : 12:16:23  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Aiace
Citazione:
Cmq i discorsi sulle religioni sono totalmente inutili.

Sono d'accordo, soprattutto se a scontrarsi sono due grandi religioni come il Cattolicesimo e l'ateismo.
Se ogni volta mi metto a discutere è perchè non sopporto di vedere come prove o tesi per dimostrare qualcosa delle cavolate cercate su Google (tipo il video) o copincollate.

Citazione:
Per me la bibbia come qualsiasi libro sacro è pieno di contraddizioni giustificabili solo con frasi tipo "voi non capite il senso", "dovete vederle dal giusto punto di vista"


Anche questo condivido, però vanno fatte almeno due osservazioni:
1) i Libri Sacri (non solo cristiani) per essere compresi hanno bisogno di essere "sperimentati" (scusate, non mi viene termine migliore); cioè, se ad esempio Gesù o il Buddha dicono qualcosa di iluminante, l'unico modo per comprenderlo a pieno è provare nella propria vita ciò che viene detto: per questo è facile sentirsi dire da un credente "voi non capite il senso".

2) i Libri Sacri (non solo cristiani) per essere compresi hanno bisogno anche di essere contestualizzati; ad esempio, non si può fare un'analisi di ciò che c'è scritto nell'Antico Testamento senza conoscere la storia del popolo di Israle (cioè la storia più assurda e strampalata che abbia mai studiato) o facendo finta che l'AT non parli di fatti successi millenni prima della nascita di Cristo: per questo è facile sentirsi dire da un credente "dovete vederle dal giusto punto di vista".

In conclusione, i Libri Sacri non sono nè romanzi, nè testi scientifici, nè testi esclusivamente storici, sono proprio "altro", quindi non vanno giudicati coi parametri dei romanzi o dei libri scientifici.
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ekkekkazz
Utente innocuo



Inserito il - 18/10/2006 : 12:28:07  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di ekkekkazz Invia a ekkekkazz un Messaggio Privato
http://www.youtube.com/watch?v=JteSiAuLNYU
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SPK41Q
Good As You


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Inserito il - 18/10/2006 : 12:46:45  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di SPK41Q  Clicca per vedere l'indirizzo MSN di SPK41Q Invia a SPK41Q un Messaggio Privato
Citazione:
Messaggio inserito da feeb

E' bene ricordare che molti episodi della Sacra Bibbia sono sconosciuti dalla moltitudine dei credenti, e la loro divulgazione è stata sempre ostacolata dalle autorità religiose.

ed è bene parlarne.

Citazione:
Messaggio inserito da Pako

che ne pensate ?


voglio aderire. ma dopo la morte secondo la tua religione che succede?

Citazione:
Messaggio inserito da Aiace

In conclusione, i Libri Sacri non sono nè romanzi


non quoto
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Lamia
The Death of Reality is Coming

Stained_class


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Città: Bari


Inserito il - 18/10/2006 : 13:27:36  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Lamia  Clicca per vedere l'indirizzo MSN di Lamia Invia a Lamia un Messaggio Privato
Citazione:
Messaggio inserito da Aiace
Se ogni volta mi metto a discutere è perchè non sopporto[...]



il problema è proprio 'sopportare'. e non è solo un problema tuo ma di tutti, a qualunque religione appartengano.
nessuno riesce a capire che ognuno può dire quello che gli pare e fare ciò che gli pare e pensare ciò che gli pare(giudicando ciò che gli altri fanno).

Aiace: tu sei cristiano credente? che ti frega se un altro non condivide? (e se non condivide è ovvio che dica certe cose)

Feeb: tu sei ateo? che ti frega se c'è chi ci crede?

oppure entrambi siete "missionari" particolari, del tipo che vogliono imporre il proprio pensiero agli altri??

la libertà è la prima cosa. se poi le varie credenze intaccano la libertà (in un senso o nell'altro: cioè atei che ostacolano i cristiani o viceversa) allora non va bene.

http://www.antonioceci.com
"The further we go And older we grow The more we know The less we show" (primary)
...Politica? spero di abbandonare l'arca prima che affondi...
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SPK41Q
Good As You


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Inserito il - 18/10/2006 : 15:08:17  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di SPK41Q  Clicca per vedere l'indirizzo MSN di SPK41Q Invia a SPK41Q un Messaggio Privato
Citazione:
Messaggio inserito da Lamia
la libertà è la prima cosa. se poi le varie credenze intaccano la libertà (in un senso o nell'altro: cioè atei che ostacolano i cristiani o viceversa) allora non va bene.

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noelyoung
8=========D

noelyoung


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Inserito il - 18/10/2006 : 20:23:17  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di noelyoung  Clicca per vedere l'indirizzo MSN di noelyoung Invia a noelyoung un Messaggio Privato
Citazione:
Messaggio inserito da Lamia

Citazione:
Messaggio inserito da Aiace
Se ogni volta mi metto a discutere è perchè non sopporto[...]



il problema è proprio 'sopportare'. e non è solo un problema tuo ma di tutti, a qualunque religione appartengano.
nessuno riesce a capire che ognuno può dire quello che gli pare e fare ciò che gli pare e pensare ciò che gli pare(giudicando ciò che gli altri fanno).

Aiace: tu sei cristiano credente? che ti frega se un altro non condivide? (e se non condivide è ovvio che dica certe cose)

Feeb: tu sei ateo? che ti frega se c'è chi ci crede?

oppure entrambi siete "missionari" particolari, del tipo che vogliono imporre il proprio pensiero agli altri??

la libertà è la prima cosa. se poi le varie credenze intaccano la libertà (in un senso o nell'altro: cioè atei che ostacolano i cristiani o viceversa) allora non va bene.



Straquoto!
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Mil
ù tent

berluscasuperman



Inserito il - 19/10/2006 : 09:19:27  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Mil Invia a Mil un Messaggio Privato
A catechismo con feeb & co.!!!!

cmq basta copia incolla che non li legge nessuno....





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